ROVIGO – Anche la pesca chiede di essere ‘salvata’ dal provvedimento del Governo emanato lunedì 16 marzo. La pesca tradizionale si è fermata volontariamente la settimana scorsa: i prezzi bassi al mercato e il quasi totale invenduto, dovuto al crollo della domanda, hanno fatto spegnere i motori della flotta veneta. Per la pesca e l’agricoltura il Governo ha previsto un intervento di 100 milioni di euro, dentro a questa somma gli uomini del mare chiedono che ci siano gli strumenti finanziari per evitare che il settore affondi, perché l’invenduto ha travolto sia la pesca tradizionale che quella delle acque interne e della molluschicoltura delle lagune.
«È stato shoccante assistere al fermo della flotta – afferma Alessandro Faccioli di Coldiretti Impresapesca Rovigo – ma di fronte alle scene viste nei mercati la settimana scorsa non si poteva fare altrimenti. Ora che è tutto fermo ci appelliamo al Governo: ci aspettiamo che tenga conto delle nostre richieste. Quello che chiediamo sono gli strumenti essenziali per sopravvivere agli effetti del Covid-19 – specifica Faccioli –. Si devono trovare i criteri per prevedere il risarcimento delle zero ore lavorate e il risarcimento per i mancati introiti. Coldiretti Impresapesca auspica che si possa attivare una Cig in deroga dei lavoratori impiegati sulle barche, un premio per gli armatori, ma che sia anche definito un criterio che preveda il risarcimento all’impresa per l’eventuale perdita di fatturato cui si aggiungeranno le norme di carattere complessivo relative ai lavoratori, alla sospensione dei versamenti tributari, previdenziali e assistenziali. Attendiamo gli sviluppi delle prossime ore dei decreti attuativi».
Non sta meglio il settore della pesca in acque interne, che coinvolge diverse zone del Veneto, anche questa bloccata dai consumi che si sono azzerati. Infine, non da meno, il problema si estende anche alla molluschicoltura; le lagune arrivano da un periodo di grossa sofferenza, con una tragica moria che aveva dato del filo da torcere agli addetti. «È rischioso per i nostri soci anche lasciare il prodotto fermo sul fondo delle lagune, considerati anche gli ultimi fenomeni estremi dovuti ai cambiamenti climatici – spiega Faccioli –. Con il nuovo decreto occorrerà prendere in considerazione il settore dalla prima all’ultima imbarcazione che sia essa marittima o di altro genere».
Faccioli guarda al futuro: «Vorrei pensare che finita questa emergenza – conclude il responsabile di Coldiretti Impresapesca Rovigo – la grande distribuzione italiana ci tenda le mani con una più fattiva collaborazione, cercando di dare prelazione dei prodotti dei pescherecci italiani».
«Come Coldiretti facciamo un appello alle istituzioni – conclude il presidente provinciale Carlo Salvan – affinché si trovi in modo per dare un sostegno fattivo a questo settore d’eccellenza del nostro territorio che parte dal mare Adriatico, passando per le lagune fino alle acque interne. È un tessuto produttivo che è desideroso di tornare a lavorare e noi speriamo di rivedere presto il nostro pesce fresco e i nostri molluschi sui banchi dei mercati, nelle vetrine delle pescherie e sulle tavole dei ristoranti».