ROVIGO – Completamente bloccato dal coronavirus è il florovivaismo, uno dei settori più belli e amati del made in Italy. Coldiretti ha stimato che si parla ormai di un miliardo di fiori e piante che nell’ultimo mese sono appassiti e andati distrutti con il divieto di cerimonie come battesimi, matrimoni, lauree e funerali, ma anche per il blocco della mobilità.
Da una analisi della Coldiretti sugli effetti economici delle misure di prevenzione adottate per arginare il contagio del virus è emerso che è totalmente in ginocchio il settore del florovivaismo. Questo, infatti, sarebbe il periodo dell’anno in cui le aziende dedite al florovivaismo fanno la percentuale più alta di fatturato: oltre a fiori recisi, fiori in vaso e piante ornamentali, non si vendono più piante da orto e nemmeno alberature. La primavera è il periodo dell’anno in cui, di solito, si fanno gli acquisti per ripopolare giardini e balconi, ma è anche il periodo del trapianto in campo di piccole piantine per ottenere i frutti nei prossimi mesi.
Anche le nostre aziende agricole soffrono di questo problema. «Noi non possiamo fermare la natura» afferma con rabbia e rassegnazione Matteo Bovo, uno dei tanti soci di Coldiretti Rovigo che stanno assistendo al repentino decesso di numerose piante che sarebbero state pronte per lasciare serre e garden per raggiungere i grossisti o i clienti della vendita diretta.
Un messaggio di speranza e incoraggiamento arriva dal nostro presidente provinciale Carlo Salvan. «Da parte di Coldiretti Rovigo esprimiamo vicinanza a queste aziende che sono completamente ferme e stanno assistendo alla morte di milioni di piante – denuncia il presidente Salvan – Nessuno vorrebbe mai vedere il proprio lavoro andare in fumo dopo mesi di fatiche. Il settore aveva sofferto già lo scorso anno per i problemi climatici, infatti con il lungo maggio piovoso la vendita di piantine si era fermata perché non si riusciva ad andare nei campi o portare avanti la propria passione per il verde. Chiediamo che la giusta attenzione sia data anche a questo settore che in questo momento non ha sbocco: le piante non escono dai confini della serra, per varie limitazioni sia nazionali che estere, ma bollette e mutui non si sono fermati. La sofferenza di veder morire le piante non la possiamo combattere, ma non possiamo lasciare sole queste attività. Per questo chiediamo un urgente intervento da parte del Governo, anche queste sono le nostre aziende agricole e anche a loro dobbiamo la nostra attenzione».