ROVIGO – «Lo sviluppo non dev’essere per forza sinonimo di uso e consumo del suolo agricolo indiscriminato, per questo chiediamo regole più certe»: a parlare è il presidente di Coldiretti Rovigo, Carlo Salvan nel commentare l’approvazione, nei giorni scorsi, da parte del consiglio regionale del Ptrc, il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento.Coldiretti Rovigo, da tempo, cerca di frenare la corsa al consumo sconsiderato del territorio, soprattutto quando vengono interpellati gli agricoltori e le loro proprietà. Coldiretti nazionale stima che la superficie italiana a uso agricolo sia solamente di 12,8 milioni di ettari (dato di dicembre 2019) ed evidenzia la perdita del 28% di terra coltivabile in circa venticinque anni a causa di un modello di sviluppo sbagliato.
«La nostra associazione non intende bocciare a priori la progettualità o la voglia di imprenditorialità che può nascere sul territorio – commenta Salvan – Sappiamo che esistono misure che incentivano le energie pulite, le quali sono molto apprezzate anche da Coldiretti, ma in alcuni casi i progetti presentati alle nostre amministrazioni locali sono davvero dei mostri che deturpano la bellezza del paesaggio e, in aggiunta, rubano terra alle nostre attività agricole. Crediamo che il suolo agricolo debba mantenere la sua natura e questa vocazione, non condividiamo la necessità di essere sempre disponibili per ospitare determinati impianti o nuove progettualità. Piuttosto, si cerchi di rivalutare altri ambiti, a esempio quei siti che necessitano di bonifiche ambientali».
Coldiretti annovera tra i suoi principi quello della salvaguardia del territorio, un territorio che si è trasformato molto negli ultimi anni e che ha prestato tanto suolo agricolo ad altri settori, come la costruzione edile, piuttosto che la realizzazione di infrastrutture o impianti fotovoltaici a terra. «Quanto ci sono costate alcune decisioni prese in passato senza una vera regia sulla valutazione del loro impatto? – prosegue Salvan –Oggettivamente, tanti progetti approvati negli ultimi anni non hanno minimamente preso in considerazione le parole paesaggio e tutela, ma soprattutto hanno sottratto terra coltivabile».
«La nostra non è contrapposizione all’energia pulita, ma è la difesa, anche da tentativi che propongono modelli distorti di coltivazione che ben poco hanno a che fare con la valorizzazione del nostro patrimonio rurale, di quei suoli che possono essere dediti all’agricoltura – conclude il presidente – Se c’è una cosa che ci ha insegnato la pandemia è che il settore agroalimentare è fondamentale e di traino per l’economia e l’autosufficienza del nostro Paese. Auspichiamo che la Regione e le istituzioni locali condividano il nostro percorso di difesa del suolo agricolo come noi continueremo a fare anche in futuro; serve un ragionamento ampio prima di approvare determinati progetti e come associazione degli agricoltori chiediamo che anche le nostre idee e i nostri valori vengano difesi».