ROVIGO – La Comunità di Sant’Egidio di Rovigo con il Patrocinio del Comune di Rovigo – Assessorato al Welfare nei giorni sabato 10 e domenica 11 ottobre presenterà alla città l’appello «Senza anziani non c’è futuro. Per riumanizzare le nostre società, no a una sanità selettiva», verrà data, in tale occasione, la possibilità di sottoscrivere l’appello stesso.
Da una preoccupazione della Comunità di Sant’Egidio sul futuro delle nostre società – emersa in questi giorni durante la crisi causata dal coronavirus – nasce questo appello, tradotto in diverse lingue e diffuso a livello internazionale. È un appello rivolto a tutti, cittadini e istituzioni, per un deciso cambiamento di mentalità che porti a nuove iniziative, sociali e sanitarie, nei confronti delle popolazioni anziane.
È un manifesto per ripartire, dopo la crisi, con una visione diversa dell’Europa, in cui gli anziani non siano più considerati, come ha detto papa Francesco il 29 giugno scorso, «materiale di scarto». L’appello ha proprio l’obiettivo di tenere alta questa attenzione. In primo luogo, evitando che si riproponga in futuro l’inaccettabile dilemma del «dover» scegliere chi curare perché è contrario a ogni principio umano e costituzionale, nonché alla Dichiarazione universale dei diritti dell`uomo: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona».
In secondo luogo, il manifesto promuove un ripensamento radicale dei nostri sistemi sanitari, che si basi su una prevalenza della domiciliarità delle cure insieme alla costruzione di reti di prossimità attorno agli anziani. Le istituzioni dovrebbero farsene carico favorendo nuove soluzioni già sperimentate con successo da Sant’Egidio – come il cohousing e i condomìni protetti – che consentono di evitare l’istituzionalizzazione continuando a vivere in una casa.
La crisi vissuta può aiutare a realizzare una svolta innovativa che offrirebbe maggiore protezione per gli anziani e, al tempo stesso, spese sanitarie più contenute. Ma occorre intervenire subito, prima che un tema così centrale per la società torni nuovamente – e colpevolmente – in secondo piano.