“La parola Dio. Quale spazio nel mondo contemporaneo” è stato il tema del quarto appuntamento, di Segnavie – Orientarsi nel mondo che cambia, ideato e realizzato dalla Fondazione Cariparo, svoltosi giovedi 12 novembre nella nuova veste in diretta streaming. Ospite dell’incontro Gabriella Caramore, scrittrice e autrice radiofonica, intervistata da Bruno Mastroianni, filosofo, giornalista ed esperto di comunicazione.
Gabriella Caramore è partita da una domanda: La parola “Dio” ha ancora senso? La parola Dio ha avuto una storia complessa dalle sue origini nell’ebraismo: il Dio creatore dei cieli e della terra; il Dio che libera un piccolo popolo dalla schiavitù d’Egitto; il Dio che impone duri precetti ma che nello stesso tempo protegge un popolo sofferente. Il tutto attraverso una narrazione molto avvincente e avventurosa. Poi c’è stato anche il Dio dei profeti; il Dio raccontato nei vangeli; il Dio dei primi cristiani che attendevano fiduciosi il ritorno del Messia. Poi con Costantino questo Dio è diventato il simbolo di una religione dell’impero, ed ancora, l’immagine di questo Dio che si diffonde nel mondo come di colui che può riscattare i popoli sofferenti.
Noi oggi abbiamo commesso l’errore di dare a questa parola un valore astratto, dentro al quale poter comprendere le cose più diverse, invece di darle un significato oggettivo. Tuttavia, non è neppure possibile irrigidirla in un’architettura chiusa, come i catechismi, i precetti, le norme morali che non hanno più nessun senso nel mondo contemporaneo. È necessario perciò decostruire questa parola per cercare di capire cosa hanno voluto intendere, nei secoli passati, generazioni di persone.
Pensare che Dio sia “soltanto” una parola non significa ridurne il valore nella storia, al contrario, può significare dare contenuto di realtà alle radici profonde che hanno indotto, nei secoli, comunità di esseri umani a lavorare intorno a questa immagine costruendo tanti simboli, tracciando cammini di relazione tra gli uomini.
Ma poiché ogni pensiero deve fare i conti con la contemporaneità, è necessario capire se la parola «Dio» sia oggi svuotata di senso oppure se sia possibile rinvenirne un significato nuovo, dove al di là della narrazione mitologica, si possa intravedere l’ossatura di una ricerca.
Interrogando la vita, ma anche le scienze, la poesia, la storia e provando a leggere con coraggio le antiche Scritture, forse vedremo che hanno ancora qualcosa da dire alla nostra contemporaneità, alle nostre vite, orientando e affascinando.
A un certo punto Bruno Mastroianni ha chiesto alla scrittrice: «Nel senso comune, la preghiera è stata imparata o vista come una richiesta a Dio, per lei come è intesa?». «Anche l’ascolto di un brano musicale può essere una preghiera, o la lettura di un testo poetico o consolare un conoscente, la preghiera io la vedo molto come una dimensione antropologica che ha trovato delle incarnazioni molto forti in alcune religioni e in alcune espressioni della vita e della creatività umana», ha risposto Gabriella Caramore, regalando parole non scontate e aprendo la mente a nuove consapevolezze.