ROVIGO – Da dodici anni, Martina Moretto, ventitreenne rodigina, universitaria a Ferrara e prossima alla laurea in scienze e tecnologia della comunicazione, fa parte della Polisportiva Borsea. Dapprima come giocatrice, e poi come allenatrice, trasmettendo la sua passione per il calcio ai bambini. La scorsa estate, Martina, ha conseguito il patentino di “Allenatore Giovani Calciatori” al corso Uefa Grassroots C.
Da dove nasce la passione per il calcio? «La mia passione per il calcio è nata quasi per caso, grazie a mio padre, che ha iniziato a insegnarmi le prime nozioni quando ero piccola, e a mio cugino Daniele, con cui ho trascorso gran parte della mia infanzia e dove il pallone non mancava mai, oltre ad essere tutti accomunati dalla passione per il Milan. Ho giocato per 6 anni nelle giovanili del Borsea, poi sono passata al calcio a 5 e ho giocato per 3 anni nella Juniores e nella prima squadra del Granzette. Ho proseguito la mia esperienza nel calcio a 5 nel campionato amatoriale Uisp di Ferrara (dove in due stagioni ho segnato un totale di 70 gol), e nella stagione 2018/2019 ho ricevuto la chiamata dalla Spal per entrare nella prima squadra femminile formatasi nello stesso anno, e tornare quindi a giocare a 11. Infine ho deciso di accantonare la mia carriera da giocatrice, continuando comunque a giocare a livello amatoriale, e da due anni, faccio l’allenatrice».
Vedere il Granzette calcio a 5 in serie A, che effetto ti fa? «Penso che sia un orgoglio per tutti i rodigini avere una squadra di calcio femminile nella massima serie, e anche per tutti i veneti, dato che è l’unica squadra a rappresentare la nostra regione in serie A. Di certo è un traguardo raggiunto dopo anni di duro lavoro e sacrificio, non solo delle giocatrici, ma soprattutto della società. Dispiace solo non vedere che dietro a una prima squadra militante in serie A non ci sia un settore giovanile che funga da linfa per le prossime stagioni».
Cosa rappresenta la Polisportiva Borsea? «Per me la Polisportiva Borsea è come una seconda casa. Una famiglia».
La scorsa estate hai conseguito il patentino di allenatrice Uefa Grassroots C. Che esperienza è stata? «Sì, dopo ben 6 mesi di corso protrattosi a causa del Covid. È stata un’esperienza indimenticabile, ho potuto far tesoro di tanti insegnamenti e consigli di allenatori professionisti, oltre ad aver conosciuto l’ex calciatrice Katia Serra, che stimo e ammiro molto».
Cosa ti trasmette allenare i giovani? Che effetto ti fa quando i ragazzi ti chiamano Mister Martina? «Allenare i giovani è un’esperienza entusiasmante, vedere i progressi dei singoli e di squadra nel corso di un’annata sportiva è appagante in tutto e per tutto. Sentirsi chiamare “Mister” non ha prezzo».
Sogno nel cassetto? «Mi piacerebbe allenare una squadra femminile, e più in generale allenare fuori provincia scoprendo altre realtà».