ROVIGO – Appuntamento giovedì 13 maggio con il terzo e ultimo appuntamento della prima parte del Venezze Jazz Festival,ciclo concertistico realizzatodal Conservatorio Statale di Musica “Francesco Venezze” con il sostegno di Banca del Veneto Centrale. L’evento verrà trasmesso in diretta streaming gratuita – a partire dalle ore 21.30 – dall’auditorium Marco Tamburini, senza presenza di pubblico.
Il concerto ha per protagonista uno dei batteristi più rappresentativi del jazz italiano, Ettore Fioravanti, che si presenterà nella veste di leader alla testa della sua più recente formazione, Opus Magnum, quartetto completato dal clarinettista Marco Colonna, dal vibrafonista Andrea Biondi e dal contrabbassista Igor Legari.
Il batterista romano, classe 1958, è noto agli appassionati soprattutto per far parte, dal 1984, del quintetto del trombettista Paolo Fresu, formazione attiva ancor oggi, che ha inciso oltre trenta dischi ed ha ottenuto molti premi e riconoscimenti, in Italia ed all’estero. Ma Fioravanti ha alle spalle molte altre collaborazioni importanti, fra cui val la pena di ricordare almeno quelle con Massimo Urbani, Gianluigi Trovesi, Eugenio Colombo, Enrico Rava, Maurizio Giammarco e Riccardo Fassi. Docente di batteria e percussioni jazz al Conservatorio S. Cecilia di Roma, Ettore Fioravanti ha sin qui pubblicato dieci dischi da leader, a partire da “Sette canzoni”, del 1989, con Bruno Tommaso e Steve Swallow, passando attraverso “Belcanto”, del 1996, con Franco D’Andrea ed Ernst Reijseger, per arrivare al più recente, “Opus Magnum”, da cui prende il nome il quartetto che guida in modo continuativo dal 2018 e che suonerà per la nostra rassegna jazz.
Il progetto Opus Magnum nasce dalla collaborazione tra Ettore Fioravanti e Marco Colonna, fra i più interessanti e quotati clarinettisti della nuova generazione, e rappresenta la naturale evoluzione del loro duo, con il coinvolgimento di altri due musicisti (Biondi e Legari) dalle caratteristiche assolutamente sintoniche ma che soprattutto condividono la loro idea di far musica. Si tratta di elaborare materiale che permetta di esprimere le qualità poetiche della composizione, ma allo stesso tempo di liberare le forze creative dei componenti del gruppo per manipolare e modificare la struttura compositiva originaria.
Non c’è limite agli argomenti musicali trattati, si va dalla tradizione jazzistica (Thelonious Monk, Eric Dolphy o Charles Mingus) a quella popolare, dal repertorio classico al rock ed alle suggestioni africane, influenze tutte presenti nelle composizioni originali del leader, che costituiscono la maggior parte del repertorio del gruppo. L’obiettivo è quello di offrire sempre nuovi stimoli al musicista–improvvisatore, affinché la musica possa davvero svilupparsi con la partecipazione di tutti i componenti del quartetto, diventando lo specchio il più possibile sincero della loro pur diverse personalità musicali.