ROVIGO – Bollettino disastroso per la frutta in questo 2021. L’annata si sta dimostrando molto difficile per il comparto ortofrutticolo, perché dopo le ingenti perdite causate dalle gelate di aprile, ora il settore è messo ulteriormente in pericolo dalla cimice asiatica.
L’ondata di caldo eccessivo di giugno aveva favorito il proliferare della specie dannosa e la cimice asiatica è tornata a farsi vedere con numeri sopra la media vista nello stesso periodo del 2020. Definitivamente terminata la fase di svernamento, a giugno si era passati a quella di covatura: purtroppo ogni esemplare depone oltre 200 uova per ogni esemplare, un aspetto che ha fatto suonare il campanello d’allarme. Si teme quindi un 2019 bis. Nel frattempo, solo a inizio luglio, era stato emesso il decreto attuativo che consentiva di avviare il rilascio della vespa samurai nei 106 siti rappresentativi di tutte le aree frutticole regionali.
La vespa sta producendo i suoi effetti di contenimento, ma come per tutti i metodi di lotta biologica servono anni per vedere i risultati tangibili. Le popolazioni devono trovare gli equilibri, le cimici sono ancora numerose visto che l’azione dell’insetto utile si assesta al di sotto del 20% delle ovature. Tutti i metodi aggiuntivi dai presidi sanitari alla cattura massale sono necessari per riuscire a debellare dall’inizio il fenomeno che nell’anno passato è stato notevolmente ridimensionato naturalmente. Il timore è che il 2021 sia difficile per gli agricoltori come due anni fa quando intere colture di pesche, pere, kiwi sono state decimate.
«Le popolazioni dei giovani – spiega il presidente Carlo Salvan – stanno proliferando a vista d’occhio, tanto da superare quella degli esemplari adulti. I monitoraggi dimostrano che la media di presenze stagionali è di 13 cimici adulte e 18 in fase giovanile, contro rispettivamente 8 e 5 nel 2020. Non possiamo abbassare la guardia – prosegue Salvan – e dobbiamo scongiurare il pericolo di ulteriori perdite. Nel 2020 avevamo assistito a una tregua, ora le preoccupazioni tornano sopra la soglia di allerta partendo dal presupposto che la frutta era già poca. Si rende necessario pensare a soluzioni diverse, come Coldiretti lo chiediamo da tempo, prioritariamente sono due i punti su cui lavorare: indennizzi immediati in caso di calamità accertate e una maggiore tutela dell’imprenditore agricolo attivo che oggi è sempre più in difficoltà ad avere una produzione e un reddito dignitoso; la frutticoltura è in pericolo di estinzione e con essa tutta la filiera, vanno quindi messe in campo più risorse e più strumenti per ridare speranza al settore», conclude Salvan.