ROVIGO – Serre spente, trattori nei capannoni e barche in porto, difficoltà in tutte le operazioni dalla semina alla concimazione: non è uno scenario apocalittico, ma quanto sta succedendo nelle nostre aziende agricole e tra gli operatori della pesca. I tempi di lavoro si sono dilatati per la mancata reperibilità di alcuni materiali e le aziende, a oggi, non riescono a garantire di poter lavorare a regime.
«Abbiamo tenuto i denti stretti fino a ora, ma era ovvio che prima o poi avremmo dovuto fermare anche il nostro lavoro – commenta il presidente Carlo Salvan – I rincari cominciati piano piano nel 2021 continuano ad aumentare senza sosta e ci hanno portato a lavorare in perdita. Ogni giorno ci svegliamo e non sappiamo se arriverà il seme, l’alimentazione per gli animali, l’urea, le talee, non sappiamo quanto può accelerare la crescita del prezzo dei carburanti, si minacciano scioperi dei trasportatori, di conseguenza non è possibile programmare l’annata agricola. Solo per dare qualche dato: l’aumento di mais e soia per l’alimentazione del bestiame è a +40% e l’energia +70% +170% dei concimi, stiamo lavorando con il freno tirato».
«Non c’è comparto agricolo che non soffra la situazione generale – prosegue Salvan – i soci chiamano preoccupati, solo il gasolio è raddoppiato in un mese, c’è chi ha iniziato a spegnere le serre, c’è chi sta cercando di usare meno i mezzi, ma gli effetti di vedranno a breve quando non saremo in grado di seminare per il costo della semina, di produrre perché tutte le materie prime aumenteranno e di conseguenza di raccogliere. È a rischio la sovranità alimentare di un intero Paese, la situazione sta diventando preoccupante non solo sul versante produttivo, ma anche quello dei trasporti che in Italia per l’85% avviene su strada».
Anche le marinerie si sono fermate nei giorni scorsi. «Fare il pescatore è già un lavoro difficile di suo, ma è storico, è importante per noi e per la filiera e l’indotto – commenta la situazione Alessandro Faccioli di Coldiretti Impresapesca – La situazione attuale ci impedisce di farlo con serenità: il costo del gasolio è inaccessibile e la bilancia dei costi è sproporzionata rispetto a quello che si guadagna. Se le nostre imbarcazioni non usciranno in mare, arriverà nel nostro mercato interno più prodotto estero del quale non conosciamo la tracciabilità. Ne consegue la perdita della territorialità del pesce che creerà un impatto economico e sociale di grosso rilievo e irreversibile».
Non è solo un problema delle aziende, perché tutto si riversa sulle famiglie e il costo della spesa. «Coldiretti ha iniziato a manifestare pacificamente due settimane fa a Marghera, erano presenti sia agricoltori che pescatori, continueremo a far sentire la nostra voce – conclude Salvan – per la sopravvivenza del settore primario».