ROVIGO – Dopo l’approvazione della legge “Salva mare” è indispensabile procedere da subito all’individuazione di isole ecologiche nei porti per dare la possibilità ai pescatori italiani di veder riconosciuto il nuovo ruolo di custodi e pulitori dei fondali marini. È quanto afferma la Coldiretti Impresapesca nel lanciare un appello alle amministrazioni comunali e alle autorità portuali per dotare gli scali delle infrastrutture necessarie a rendere operativa la nuova normativa.
«La legge “Salva mare” prevede, in pratica – spiega Alessandro Faccioli di Coldiretti Impresapesca Rovigo – che chi recupera rifiuti di plastica in mare o in acque dolci, come ad esempio i fiumi, non sarà più costretto a ributtarli in acqua, per non essere denunciato addirittura per traffico di illecito di rifiuti, ma potrà portarli in porto per smaltirli. Una novità che riguarda soprattutto i pescatori italiani che potranno così contribuire a tenere puliti i mari riportando a terra la spazzatura recuperata durante l’attività, senza dover rischiare sanzioni o dover pagare tasse per rifiuti speciali».
La nuova legge rappresenta un modo per valorizzare il ruolo della Flotta Italia, custode dell’ambiente, potendo contare su 12mila imprese e 28mila lavoratori.
«Ma per sostenere la marineria italiana – commenta Faccioli – occorre anche creare le condizioni per garantirne l’attività: oggi è sempre più a rischio a causa dagli effetti della guerra in Ucraina, con i rincari del gasolio per i pescherecci che hanno portato molti armatori a tagliare le uscite in mare per non dover lavorare in perdita. Il gasolio è raddoppiato e la nostra operatività è sempre più difficile e compromessa, uscire in mare può rappresentare una perdita economica per noi anziché un guadagno. Si sa che dove si crea un vuoto, c’è qualcuno che pensa a riempirlo. La nostra assenza comporta l’immissione nei nostri mercati di quantità sempre maggiori di pesce estero proveniente da Paesi dove la sicurezza alimentare e il trattamento della manodopera non sono certo un primato né caratteristiche paragonabili alle nostre».
Infatti, a pesare sono anche le scelte dell’Unione Europea che hanno portato a una riduzione dell’attività di pesca per un corposo segmento produttivo della flotta peschereccia nazionale a poco più di 120 giorni, pari ad un terzo delle giornate annue, portandola di fatto sotto la soglia della sostenibilità economica e facendo sparire dai banchi di mercati il prodotto Made in Italy, sostituendolo con quello straniero.