ROVIGO – La comunità ucraina di Rovigo, oggi pomeriggio si è ritrovata in piazza Vittorio Emanuele II, a sei mesi esatti dall’inizio dell’invasione russa, per celebrare il giorno dell’indipendenza. Una occasione per sentirsi più vicini a casa, con il cuore colmo di preoccupazione e nostalgia. Un giorno per ritrovarsi con il pensiero accanto a mariti, padri, figli, fidanzati e fratelli che continuano a combattere per difendere la propria patria.
Per alleviare la tristezza e alleggerire il loro cuore, con la collaborazione di una serie di associazioni di volontariato vicine ai profughi ucraini arrivati in Polesine, si sono radunati nel pomeriggio nei pressi di Palazzo Nodari, indossando abiti tradizionali e portando con sé bandiere, gagliardetti, nastri giallo-blu e altri simboli ucraini.
Insieme hanno cantato l’inno ucraino e altre canzoni popolari, testimoniando la propria unità con la città. È stata l’occasione per raccontare la storia dell’indipendenza ucraina, per raccontare la storia di coloro che si sono rifugiati, per ricordare i propri eroi, per accendere una candela e recitare una preghiera in memoria dei propri caduti.
Particolarmente apprezzato e applaudito il saluto di don Andrea Varliero, parroco della parrocchia di San Bartolomeo Apostolo (comunità in festa perché oggi si festeggia proprio San Bortolo), da sempre molto attivo nell’accoglienza e assistenza dei profughi. Il parroco ha ricordato il nonno morto in un campo di concentramento e ha ringraziato per gli intensi rapporti di amicizia e le relazioni costruite in questi mesi.
La ricorrenza celebrata oggi, davvero particolare per i profughi costretti a lasciare la propria terra di nuovo in guerra, risale al 24 agosto del 1991, quando il parlamento della Repubblica socialista sovietica di Ucraina, adottò “l’Atto di dichiarazione dell’indipendenza” che rese l’Ucraina uno Stato indipendente.
Sempre il 24 agosto, il parlamento indisse un referendum come sostegno per la Dichiarazione d’Indipendenza. Tale referendum si svolse il primo dicembre 1991 dove, con un’affluenza del 82%, il popolo ucraino, espresse un ampio consenso, più del 90% di voti favorevoli, per l’Atto di Dichiarazione d’indipendenza. Nello stesso giorno del referendum si svolse anche la prima elezione presidenziale diretta dell’Ucraina, dove fu eletto Leonid Kravčuk. Il neoeletto presidente, a fine dicembre 1991, assieme alle controparti russa e bielorussa si incontrarono a Belaveža, per firmare l’accordo che decretò lo scioglimento dell’URSS.
Era ufficialmente finita l’era Gorbaciov, la fine della “perestrojka” (programma di riforma volto a liberare l’economia russa dal rigido controllo statale) e della “glasnost” (apertura di archivi storici, pubblicazione di libri sino ad allora vietati, diminuzione della censura).
In questi trentuno anni, anche durante particolari situazioni (es. rivoluzione arancione, crisi Crimea, conflitto Donbass ecc.), sempre in Ucraina il 24 agosto si è celebrato il giorno dell’indipendenza, e a maggior ragione quest’anno, in cui il popolo ucraino si trova a lottare per la propria sovranità, la propria integrità territoriale, in sintesi la propria libertà, questo giorno è particolarmente sentito e vissuto.
Per questo le varie comunità ucraine, anche quelle sparse nei diversi paesi europei, oggi, pubblicamente, sono scese nelle piazze delle città a ringraziare per l’accoglienza e la solidarietà ricevuta, ma a ricordare che se oggi l’Ucraina ha bisogno dell’Europa, anche l’Europa, per essere più forte, ha bisogno dell’Ucraina libera e indipendente.