ROVIGO – “Accompagnamento”, “Alternanza”, “Autoregolazione” sono queste le chiavi a disposizione dei genitori per fare accedere i propri bambini in piena sicurezza al mondo pervasivo della tecnologia.
Per Mario Iasevoli – psicologo e psicoterapeuta, docente a contratto di psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, ospite della conferenza dal titolo Famiglie On-Life, organizzato a Rovigo dalle associazioni Famiglie Nuove, Famiglie aperte all’accoglienza e dal Consultorio diocesano per la famiglia – la tecnologia è uno strumento che offre infiniti aspetti positivi, se usato con consapevolezza.
Davanti a un pubblico numeroso di mamme e papà, curiosi di conoscere, il relatore ha illustrato la differenza tra nativi digitali e immigrati digitali, ovvero tra chi è nato in un contesto ormai riempito di dispositivi tecnologici e chi invece lentamente si è trovato a conviverci. Ha illustrato i grandi cambiamenti che caratterizzano la nostra epoca. Il primo: una vera e propria rivoluzione dei saperi per cui dalla cultura del libro si è passati ad una cultura dello schermo. Il secondo: una rivoluzione degli apprendimenti, per cui dal modello lineare e storiografico si è passati a uno circolare e multitasking. Il terzo: una rivoluzione psicologica per cui dall’identità individuale, si è passati all’identità multipla. E il quarto: una vera e propria rivoluzione dei legami, per cui da quelli privati ed intimi si è passati a legami che esistono nella misura in cui sono mostrati.
«Se questo è il quadro in cui ci troviamo – ha detto Iasevoli – è necessario rivedere le categorie stesse di giudizio: giusto o sbagliato, vero o falso».
Iasevoli ha elencato i numerosi vantaggi apportati dall’avvento della tecnologia digitale, ma anche i rischi connessi soprattutto per i più piccoli: l’agitazione e l’insonnia, problemi di vista, difficoltà alla struttura muscolo-scheletrica, la difficoltà nelle facoltà attentive e mnemoniche e di conseguenza anche delle capacità di apprendimento profondo e il più grave rischio di dipendenza.
Ma ciò su cui ha voluto focalizzare maggiormente l’attenzione sono state le tre “A” di accompagnamento, alternanza e autoconsapevolezza. «Non possiamo demonizzare la tecnologia o il suo uso – ha detto Iasevoli – Possiamo invece imparare a usarla in modo consapevole e allo stesso modo avvicinarvi i nostri bambini. Si tratta – ha spiegato – di non lasciarli da soli davanti ad uno smartphone, ma di affiancarli, indirizzarli cioè sulla scelta dei contenuti. Si tratta di offrire ai nostri bambini anche delle esperienze alternative al gioco on line, così che possano conoscere realtà diverse, sperimentandole e confrontandole. E si tratta soprattutto di regolare i tempi di fruizione. Definire dei confini – ha aggiunto – è fondamentale per educare il bambino alla libertà».
Sono state molte le domande da parte del pubblico nel corso della serata e per questo, gli organizzatori stanno già mettendo a punto un altro incontro pubblico con il dottor Mario Iasevoli per la primavera prossima. L’obiettivo è quello di sostenere le famiglie a rimanere connessi alla vita, affrontando senza timore e senza demonizzazione tutte le sfide che la nostra contemporaneità propone.