ROVIGO – Da Rovigo al cosmo, per capirne i segreti. È tornata in Polesine Laura Ferrarese, ex studentessa del liceo scientifico Paleocapa e ospite d’eccezione della manifestazione “Aspettando il centenario”, che nel mese di ottobre vedrà il culmine delle celebrazioni per i 100 anni del liceo rodigino. A una folta platea di studenti e docenti ha raccontato le fasi e gli elementi più emozionanti della sua carriera, che conta già 209 pubblicazioni e 26.000 citazioni.
Laura Ferrarese ha iniziato il suo racconto ricordando quanto sia importante lo studio nel periodo del liceo e quanto sia preziosa una cultura di base ampia e articolata. «Quando, alla fine del 1984, sono andata a Padova per iscrivermi all’università – le sue parole – non avevo le idee chiare. Tanti dei miei professori del liceo erano stati per me motivo di ispirazione e mi avevano preparata in modo eccellente. La mia scelta è ricaduta sull’Astronomia perché a quel tempo Padova era un polo di eccellenza in Italia e anche in Europa. C’erano davvero pochi studenti, che quindi venivano seguiti con attenzione: siamo stati in 18 a immatricolarci assieme, anche se in pochi mesi siamo rimasti solo in nove. Dopo un momento di difficoltà con il famoso esame di Matematica, che nessuno riusciva a superare al primo tentativo, il mio percorso è stato agevole, fino alla laurea con il relatore Cesare Barbieri, un luminare della materia, legato all’Agenzia Spaziale Europea in relazione al telescopio Hubble. È stato proprio lui ad accompagnarmi per ragioni di studio a Baltimora, dove poi ho iniziato nel 1990 il dottorato alla Johns Hopkins university and space telescope. Ho avuto la fortuna di essere presente al lancio del primo telescopio: una rivoluzione per il mondo intero».
La relatrice ha poi descritto le tappe successive del suo percorso, che l’ha condotta nel 1996 a Pasadena, all’istituto tecnologico della California, per un incarico post-dottorato. «È da qui – ha detto – che sono iniziate le maggiori responsabilità: ero in un gruppo di ricerca assieme a grandi studiosi, alcuni di loro insigniti del premio Nobel e avevamo a disposizione i due più grandi telescopi del mondo».
Laura Ferrarese ha poi avuto un incarico di docenza all’Università Rutgers e dal 2004 è astronoma al National Research Council Herzberg institute. C’è stata l’interruzione solo di un anno e mezzo perché ha diretto l’osservatorio Gemini alla Hawaii.
Due i grandi progetti a cui ha legato la sua vita lavorativa: quello sui buchi neri e uno sullo studio di galassie vicine e lontane.
«È stato quasi magico – il suo commento – scoprire per la prima volta i misteri dei buchi neri, che assorbono materiale al centro di molte galassie, anche se non tutte. Hanno una massa enorme, e solo i più recenti telescopi ci hanno permesso di scoprire la velocità della materia, che è mossa da attrazione gravitazionale. Le scoperte degli ultimi decenni hanno permesso di raggiungere un’idea abbastanza precisa e alcune simulazioni sulla formazione dell’universo, che è ancora dinamico. I buchi neri sono sempre attivi: inghiottono materia, provocano esplosioni e poi dispersione di materia. Le simulazioni ci permettono di presupporre che vicino alla nostra galassia ce ne siano molte altre, anche se non sono ancora tutte visibili. Per contribuire a un ulteriore progresso nello studio delle galassie, sto utilizzando in Canada il telescopio Cfht, che coglie elementi in zone enormi. È spettacolare arrivare al lavoro la mattina e vedere che sono arrivati dati o immagini che nessuno ha mai visto prima! Di recente si è scoperto che ci sono galassie di diversi tipi e colori, differenti anche per estensione e luminosità, legate da effetti gravitazionali».
Oggi, oltre all’attività di insegnamento, dirige il programma di astrofisica Herzberg del Consiglio Nazionale di Ricerca canadese, è vicepresidente dell’Unione Astronomica Internazionale e lavora attivamente al Canada-France-Hawaii Telescope. Negli anni ha ottenuto riconoscimenti quali la Medaglia del giubileo di diamante di Elisabetta II e l’ammissione tra i membri della Royal Society of Canada.
«Mi rende orgogliosa – ha chiosato – prendere parte a una scienza globale: l’astronomia lega centinaia di studiosi in un team mondiale che davvero non ha confini».