ROVIGO – Partecipato ed interessante, l’incontro di aggiornamento tecnico organizzato dall’Aiac – Associazione Italiana Allenatori Calcio, che ha visto protagonista il polesano Matteo Barella 51 anni, attualmente tecnico federale delle nazionali giovanili, assieme a Nicolò Tolin, una laurea magistrale in scienze motorie all’università di Milano, nello staff tecnico della federazione come match analyst, video analista anche dell’Under 17 del Vicenza calcio.
«Una serata non solo di formazione ma anche di confronto con una realtà importante come quella del settore giovanile della nostra nazionale – afferma il presidente dell’Aiac di Rovigo, Giuseppe Nasti – che vede tra gli attori Matteo Barella, un tecnico polesano, tesserato Aiac, che ha fornito, grazie alle slide e ai filmati, ma soprattutto grazie al dibattito, spunti molto attuali».
Faro di Barella, in questa esperienza azzurra, Maurizio Viscidi, coordinatore delle nazionali giovanili della Figc, che in una recente intervista ha dichiarato che «non si insegna più a saltare l’uomo e l’uno contro uno è stato cancellato». Cosa che invece, una volta veniva quasi naturale, perché spesso i giovani l’uno contro l’uno lo provavano naturalmente nel gioco di strada, ai campetti, ora desolatamente vuoti.
Perché il punto non è tanto la retorica nostalgica sul calcio (di strada) che non c’è più, bensì il ruolo che questo aveva nello sviluppo del talento; un ruolo che le scuole calcio e i settori giovanili non sono stati in grado di prendere in carico.
«Come osserva anche il nostro CT Mancini – ha ricordato Barella – i talenti continuano a venire fuori dal Sudamerica, o comunque dal calcio povero, dalla periferia, dalla strada. Bisogna migliorarsi sempre per ritornare ai livelli di un tempo. Siamo troppo vittime del risultato già dalle giovanili. Se già da lì si va a preferire la tattica sulla tecnica è normale che accadano certe cose. Dobbiamo prima di tutto rimettere al centro del valore di un ragazzo il lato tecnico, dopo ci sarà quello fisico, poi quello tattico».