Quando la vita ti dà una scossa, cosa sei disposto a fare per ritrovare l’equilibrio minato da qualcosa che non hai chiesto e nemmeno voluto? Padre e figlia, entrambi malati, ci mostrano, con il loro sopportarsi a vicenda, la forza testarda di voler trovare uno scopo, per andare avanti nonostante tutto. E una volta trovato, scoprire di desiderare con tutte le proprie forze di volerlo portare a termine. Ecco allora che i battibecchi quotidiani dei protagonisti ci restituiscono il senso delle azioni e dei legami. Mentre la complessità che si cela dietro le parole più semplici, nello scorrere dei giorni, fa emergere una riflessione sul tempo e i segni che lascia.
Il libro – Si può sopravvivere alla scarica di un fulmine: le tracce magari sembrano minime, ma nel profondo si cambia per sempre. I protagonisti di questo romanzo sono proprio dei folgorati: da quando li ha attraversati la morte, la vita è diventata una cosa imprevedibile. Una figlia volubile e spinosa, un padre burbero, con la lingua sciolta e la gamba cancara. Sono malati tutti e due, bisticciano e si rincorrono, si aiutano più ridendo che piangendo. In un susseguirsi di dialoghi intensi, esilaranti, veri, questo libro ci racconta la forza testarda della famiglia, lo slancio incontenibile verso la fuga, la vulnerabilità e il dolore, il peso di certe eredità e la scrittura non come scelta ma come un fiume che scorre sotto i piedi.
La vita è ostinata, e Vera lo sa bene. Quando scopre di essere di nuovo malata (della stessa malattia che ha portato via sua madre, e molte donne della sua famiglia), suo padre Zeno le offre ospitalità nella casa dove da anni vive ormai solo – la «Settimana Enigmistica» sempre sul davanzale del bagno, con le caselle riempite a caso, perché i vuoti sono insopportabili. La loro è una famiglia monca ma vitale, spiritosa, dirompente. Nora è la sorella minore, gestisce da sola una figlia di dieci anni e un negozio di borse dove ha provato a far lavorare Vera, ma lei stava al computer a scrivere anziché inserire fatture. Vera infatti ha sempre inseguito, oltre alla libertà, il sogno di diventare scrittrice: però «le storie bisogna pure finire di raccontarle», non lasciarle a metà, impantanate, un po’ come la sua vita. L’amore accidentato con Franco – che riesce a farsi venire un attacco di panico mentre l’accompagna a una visita di controllo – non è l’àncora sicura per affrontare la nuova burrasca. Meglio tornare nella casa in cui è cresciuta, da quel cocciuto di suo padre che, pur di non far vedere a un medico la gamba che gli pulsa, gira solo con scarpe di tela sfondate. Ed è proprio in una stanza chiusa a chiave di quella casa che Vera scopre decine di quaderni fitti fitti di parole: suo padre ha scritto un romanzo? Ma se ha la quinta elementare. Chissà se sono le storie che ci salvano, o siamo noi a doverle salvare. Un romanzo dalla grazia rara che sa tenere insieme il riso e il pianto, perché è l’ironia la chiave di tutte le salvezze.
Nota autore – Susanna Bissoli è un’autrice italiana. Ha studiato lingue, mediazione culturale e didattica dell’italiano per stranieri. È autrice della raccolta di racconti Caterina sulla soglia (2009), finalista al Premio di Fahrenheit-Radio 3 per il Libro dell’anno, e del romanzo Le parole che cambiano tutto (2011), entrambi pubblicati da Terre di Mezzo. Appassionata di teatro, da circa vent’anni conduce laboratori di narrazione interculturale, specialmente con gruppi di donne. Nel 2024 pubblica con Einaudi I folgorati.
Romanzi pubblicati
- 2006, Caterina sulla soglia, Terre di mezzo
- 2011, le parole che cambiano tutto, terre di mezzo
Scheda
Autore: Susanna Bissoli
Genere: Narrativa
Editore: Einaudi
Collana: Supercoralli
Formato: brossura
Pubblicato: 16 gennaio 2024
Pagine: 192
Lingua: italiano
Prezzo copertina: 12,90€