ROVIGO – Progettare la ciclabilità non è banale. Solo perché si tratta di bici non stiamo parlando di utenti di serie B delle nostre strade anzi, secondo il Codice della strada, dovrebbero essere tra quelli a cui dare maggior tutela (ex. art.3, comma 53 bis).
Le recenti polemiche intorno agli interventi relativi al Biciplan sono la conferma del rilevante ruolo della bici nella nostra città e dimostrano come anche sia importante prestare attenzione e cura negli interventi. L’associazione concorda che le opere avrebbero meritato un maggior confronto e una più attenta progettazione. Ovvero, un confronto non necessariamente in merito al dove realizzarle (ogni strada merita di veder dato spazio alle bici) ma piuttosto sul come realizzarle in un’ottica, ad avviso dell’associazione, di ricucitura razionale e funzionale della frammentata rete ciclabile esistente.
Gli strumenti ad oggi disponibili (su tutti, le corsie ciclabili ex. art.3 comma 12-bis del codice della strada) sono molto flessibili e, con le giuste attenzioni, possono praticamente essere applicati ovunque, ovviamente in proporzione all’effettiva pericolosità di una strada dove il fattore principe di riferimento è la velocità di transito dei mezzi a motore. Corsie che hanno già dimostrato di funzionare in tante vie della nostra città. Ma bisogna conoscerle a fondo e saperle usare, in particolare nelle intersezioni.
In un’ottica di ponderata revisione degli interventi realizzati, l’Associazione tende la mano all’Amministrazione per un confronto nel concreto, al fine di ottimizzare l’esistente.
Infine, a prescindere dai prossimi sviluppi del Biciplan, invita caldamente a non buttare “il bambino con l’acqua sporca” e quantomeno a salvaguardare le importanti novità introdotte ovvero: il doppio senso ciclabile (ex. art. 3 comma 12-ter del codice della strada).
Si tratta di quella (famigerata?) corsia che, stando sulla sinistra rispetto al senso di marcia, permette alle bici di circolare in entrambe le direzioni. É l’unico strumento a disposizione che abbiamo per “regolarizzare” un comportamento altrimenti scorretto ma diffuso in modo universale tra tutti i ciclisti cittadini. Uno strumento che, ad avviso di FIAB, andrebbe esteso il più possibile in tutta la città per permettere una sicura capillarità al mezzo bici, aumentando di fatto la competitività rispetto ai veicoli a quattro ruote consentendogli di potersi muovere serenamente senza limitazioni su tutte le strade.