Convegno a Rovigo sul tema “La Divina Commedia e il mondo ebraico”

L’evento, promosso da “La Dante Rovigo”, ha contribuito a fare luce sull’interpretazione culturale e storica del legame tra ebraismo e cristianesimo.

ROVIGO – Grande successo di pubblico per l’evento firmato “La Dante Rovigo” che ieri sera ha portato in Sala degli Arazzi a Palazzo Roncale il convegno che, a pochi giorni dalle celebrazioni per la Giornata della Memoria, ha acceso i riflettori sulla relazione tra cultura ebraica e scrittura dantesca.

Pubblico in piedi per assistere alla relazione che è stata introdotta dagli interventi della presidente de La Dante Rovigo, Mirella Rigobello e dalle parole del Prefetto di Rovigo, Franca Tancredi.

In prima fila anche la Vicequestore di Rovigo, Maria Olivieri.

A spiegare in che modo gli ebrei vennero descritti nella Divina Commedia, il motivo di questa relazione culturale sottolineata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, e i tratti salienti della storia di questo popolo, fino ai giorni nostri, sono stati:

Vittorio Robiati Bandaud – Saggista e traduttore, laureato in filosofia, Coordinatore del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, componente del Comitato scientifico di “Dialoghi a due voci”, Segretario del Consiglio direttivo dell’Amicizia ebraico-cristiana “Carlo Maria Martini”, attivo nel dialogo interculturale ebraico-cristiano;

 Andrea Varliero – Biblista e Parroco della Parrocchia San Bartolomeo Apostolo di Rovigo;

Cristiano Bendin – Caporedattore e Responsabile della Redazione di Ferrara de “Il Resto del Carlino”.

Il panel di relatori ha permesso di capire le numerose interpretazioni che sono state date all’opera di Dante, attivando un vero e proprio “esercizio inverso”, ovvero leggere la letteratura degli ebrei a partire dall’ombra che Dante proietta su di essa da oltre sette secoli.

Gli ebrei in Italia, non meno che i loro vicini cristiani, hanno dovuto cimentarsi con quella che il critico letterario americano Harold Bloom ha chiamato “the anxiety of influence” (l’angoscia dell’influenza) rispetto a un modello di letteratura, come quello dantesco, immediatamente innalzato allo statuto di fondatore dell’identità linguistica e culturale, prima ancora che politica e nazionale, dell’Italia.

Non va dimenticato che Dante è un uomo del ‘200/’300, nutrito dal pensiero cristiano dell’epoca. Quando nella Divina Commedia parla del popolo ebraico prima dell’avvento di Gesù, fa uscire dal regno dei morti dell’inferno tutti i patriarchi di Israele e l’intero popolo, portandolo in paradiso; facendo così denota un apprezzamento positivo dell’ebraismo a livello collettivo, nell’era precristiana.