ROVIGO – Il Concerto per la Libertà e la Pace torna, sabato 8 giugno 2019 a partire dalle ore 21.00 all’Auditorium “Marco Tamburini” in Via Pighin, con il suo tradizionale appuntamento annuale per celebrare il 95° anniversario del martirio di Giacomo Matteotti. I giovani e promettenti musicisti del Conservatorio F. Venezze di Rovigo: Leonardo Rosselli al sassofono; Thomas Lasca alla chitarra; Tommaso Sgammini al pianoforte; Tommaso Stanghellini alla batteria e Giovanni Golaschi al basso si esibiranno in un repertorio jazz che prevede brani originali, classici ed un omaggio musicale al compianto Marco Tamburini (che fu protagonista di un memorabile concerto in Piazza Matteotti) con l’esecuzione di due suoi celebri brani: “Fast Line” e “My Life is Now”.
Dopo l’omaggio lirico dell’anno scorso a Titta Ruffo, uno dei più grandi baritoni di tutti i tempi, militante antifascista e cognato di Giacomo Matteotti, quest’anno, per volontà del presidente Giancarlo Moschin e dei soci, si è voluto puntare sul jazz, un genere che ha una grande affinità con la politica. Nato all’inizio del XX° sec. a New Orleans come evoluzione dei canti del lavoro degli schiavi nelle piantagioni di cotone e nei cantieri, si è presto diffuso in tutto il mondo accompagnando la rivoluzione dei costumi e veicolando messaggi di liberazione ed a sostegno delle minoranze.
Il fascismo, specie dopo le leggi razziali, definiva il Jazz una musica “negroide”, “antifascista”, “bastarda”, “impura”, “antinazionale” e “minacciosa per la moralità delle giovani generazioni”. Il Popolo d’Italia, giornale di regime della famiglia Mussolini, nel 1939 abbinava l’avversione al genere musicale con la propaganda anti-ebraica: “Il giudaismo mira contemporaneamente ad accumulare denaro e ad abbruttire l’umanità… la musica moderna di jazz è una delle armi giudaiche più forti, più sicure. Con quattro note musicali i giudei d’oltreoceano sono riusciti a distruggere il senso artistico di molta gente e ad accumulare milioni di milioni; ora però è tempo che il popolo italiano allarghi la sua sacrosanta campagna razziale anche in questo campo”.
Amy King, ricercatrice dell’Università di Bristol, in un suo recente studio ha definito Giacomo Matteotti: “un martire internazionale dell’antifascismo, riferimento globale per chi crede nei valori della democrazia e della pace”.
Un genere internazionale dunque per celebrare un politico che ha varcato i confini locali e nazionali. Ma le analogie non si esauriscono: il jazz, come Matteotti, è allo stesso tempo popolare e “colto”. Non potevano che incontrarsi. Buona musica a tutti allora.