L’Italia è il primo produttore di riso in Europa con 1,40 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende su 219.300 ettari, che copre circa il 50% dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica. Il 2019 sarà un anno positivo per quanto riguarda il riso italiano. Secondo un sondaggio dell’Ente risi si prevede un recupero di 3500 ettari circa di superfici seminate a riso sul territorio italiano, dopo che, per tre anni, si era verificato un abbandono consistente della coltura. Le motivazioni sono da ricercare in due importanti avvenimenti: il primo, l’entrata in vigore dell’obbligo di inserire nell’etichettatura la provenienza, datata febbraio 2018; l’altra spinta è arrivata dai dazi imposti dall’Unione Europea sulle importazioni asiatiche low cost. L’Istat ha stimato che nel 2018 le importazioni dall’estero siano diminuite del 24%. Questo dato dimostra che i consumatori cercano la trasparenza delle informazioni e il prodotto veramente made in Italy.
I dati dopo un anno di etichettatura corretta. A febbraio erano arrivati segnali positivi dalla Borsa merci; i numeri parlavano da soli, infatti erano aumentate del 75% le quotazioni dei raccolti “Made in Italy” di questo coltura. I risultati sono stati confrontati con quelli del febbraio 2018, prima dell’entrata in vigore di questo obbligo. Le quotazioni erano aumentate per la varietà Arborio che aveva raggiunto i 520 euro a tonnellata (oggi a 475,00 €/t). Variazioni positive anche per tutti gli altri risi Made in Italy (i dati sono nella tabella sottostante). Coldiretti ha fortemente sostenuto la nuova normativa sull’obbligo di indicare la provenienza in etichetta quando ci si trovava in una situazione di grave rischio per la sopravvivenza della coltura in Italia e dopo che questi erano scesi a valori insostenibili per i produttori.
La valorizzazione del prodotto nazionale è stata resa possibile anche dai dazi , più volte richiesti da Coldiretti, imposti nei confronti delle importazioni di riso proveniente dalla Cambogia e dal Myamar (ex Birmania) per i prossimi tre anni. Si parte da 175 euro a tonnellata nel 2019, a 150 euro a tonnellata nel 2020 fino a 125 euro a tonnellata nel 2021, con una possibile proroga di applicazione del dazio ove sia giustificata da particolari circostanze. Questi due Paesi hanno esportato nell’Unione Europea ben 328 milioni di chili di riso nel 2017/18, con un aumento del 256% negli ultimi sette anni. I dazi impediscono, quindi, una concorrenza sleale e dissuadono i consumatori all’acquisto di riso proveniente da condizioni produttive prive di protezione dei diritti dei lavoratori.