ROVIGO – Grande successo al Teatro delle Regioni per la spumeggiante commedia musicale “I promossi sposi” portata in scena lo scorso mercoledì 31 luglio dalla compagnia “Teatro delle Arance” di San Donà di Piave (VE), per la regia di Giovanna Digito che ne ha curato anche l’adattamento. L’evento, terzo appuntamento della rassegna dedicata al teatro di qualità, è stato organizzato dal Gruppo Teatrale “Il Mosaico” con il sostegno del Comune di Rovigo e il contributo della Fondazione Rovigo Cultura e di RovigoBanca.
La serata, svoltasi nella magica cornice del Chiostro del Monastero degli Olivetani, ha registrato ancora una volta il tutto esaurito. La compagnia protagonista ha presentato una magnifica parodia del capolavoro manzoniano “I promessi sposi” e fin dal titolo, trasformato, appunto, in “I promossi sposi”, si è intuito che le sorprese non sarebbero mancate.
Il romanzo per eccellenza della letteratura italiana, forte anche di una stabile presenza nell’insegnamento scolastico, non poteva che cadere “vittima” di una gran quantità di parodie. I passi dei “I promessi sposi” sono entrati nella memoria collettiva e alcune frasi sono entrate a fare parte del parlare comune, come un patrimonio acquisito e dato per scontato. Fonte inesauribile di ispirazione per il cinema, la tv, il teatro, i fumetti, ma anche di frustrazione per schiere di studenti delle superiori, che non sempre sono riusciti ad apprezzarne la bellezza.
Parlando di parodie, se non a tutti è dato di ricordare lo spettacolo musicale portato in scena nel 1985 dal Quartetto Cetra, con Al Bano e Romina Power, certamente ritornerà alla mente dei più l’irriverente sceneggiato televisivo interpretato nel 1990 dal trio Marchesini, Solenghi, Lopez, , su una base volutamente demenziale. Inoltre, chi non ha sorriso leggendo le storie a fumetti “I promessi paperi” oppure “I promessi topi” apparsi rispettivamente nel 1976 e nel 1989 su “Topolino”? Infine, parlando di tempi più recenti, a quanti di voi è capitato di intercettare su YouTube il video “I Promessi Sposi in dieci minuti” (2009), spassoso show in cui gli Oblivion raccontano il romanzo sulle note di celebri canzoni italiane, come “Nel blu dipinto di blu”?
Sebbene nel variegato panorama del teatro amatoriale italiano abbondino gli esempi di parodie più o meno riuscite del più celebre romanzo italiano, sia in lingua e sia in vernacolo, va comunque detto che l’allestimento presentato l’altra sera dal “Teatro delle Arance” merita senza dubbio di essere visto e ricordato. Nel confrontarsi con questo classico della letteratura italiana, la compagnia ci ha restituito un’opera originale e tradizionale allo stesso tempo, studiata nei minimi particolari per ottenere il gradimento del pubblico. Nel complesso lo spettacolo è risultato vivace e ritmato al punto giusto, con dialoghi, balletti, musiche e ambientazioni, assemblate in modo tale da garantire circa due ore di spassoso divertimento.
Nel giardino del Chiostro gremito di gente, il pubblico ha potuto assistere a una kermesse con i fiocchi in cui il famoso matrimonio tra Renzo e Lucia ha fatto da sfondo a esilaranti scenette. Da subito si è notata la cura dei dettagli, dalla scenografia essenziale ma arricchita con l’ausilio di preziosi effetti di illuminotecnica, ai costumi seicenteschi e moderni, in un ensemble musicale antico e nuovo, che ha coinvolto gli attori in balletti tanto divertenti quanto coinvolgenti: recitazione, danza, canto e letteratura italiana concentrati in un unico spettacolo. Un modo di “fare teatro”, il loro, al centro tra la commedia brillante e il musical tradizionale.
Pur restando immutate le tematiche (Amore, Fede, Potere e Giustizia) queste sono state rappresentate attraverso i personaggi originali del romanzo, ma interpretati con spiccata ironia e molte aggiunte “in salsa veneta” dagli attori del cast. Ben presto le figure più note dell’universo manzoniano hanno preso corpo intorno a Luciana, detta Lucia (che ama però farsi chiamare «Lucy, senza la “esse” come Sandy») e Renso, traendo nuova linfa dalla “risciacquatura dei panni in laguna”. L’utilizzo del dialetto veneto ha infatti reso più leggero il tratto distintivo dei personaggi e donato il giusto ritmo alla narrazione, resa a tratti più rapida come gli avvicendamenti di ruolo: gli attori erano in nove, ma in scena sembravano decisamente in molti di più.
Un plauso speciale va riconosciuto a tutti i componenti del cast, a partire da chi ha interpretato gli ingenui e stralunati sposini Giulia Fasan (Lucy) e Massimo Pietropoli (Renso); a Simone Sangiorgio che ha impersonato il debole curato don Abbondio, sul palco un vaso di coccio tra due vasi di ferro come Stefania Florian, la perpetua pettegola e chiacchierona da un lato, e Giovanna Digito nella parte di Agnese (mamma di Lucia) dall’altro; a Ilaria Mariuzzo nelle vesti della provocante ed esplosiva Monaca di Monza; a Carla Vela nella duplice veste di Mercedes e di amica di Lucy; a Francesca Rosadi che ha incarnato Dolores e uno dei Bravi “cattivi” (l’altro Bravo era interpretato da Giovanna Digito); a Marco Mattiuzzo, l’ultimo acquisto della compagnia, nei panni di uno sfrenato Don Rodrigo dal sabor latino-americano.
Tuttavia è stata proprio Giovanna Digito, deus ex machina della compagnia, a spiccare tra tutti, dettando i tempi e, come un abile burattinaio, a tirare i fili dei trasbordanti personaggi che si sono susseguiti negli imprevedibili risvolti della vicenda, condita di riferimenti e ironie sul mondo contemporaneo.
Oltre ad apprezzare l’immensa verve comica dell’attrice, il pubblico ha potuto godere la visione di un palco giovane e artisticamente ben preparato. Belle le luci e le coreografie; leggiadre ed eleganti le ragazze durante i balletti. C’è da dire che il “Teatro delle Arance” è una realtà creata da Giovanna Digito nel 2017, dopo l’esperienza di oltre vent’anni con il “Teatro dei Pazzi”. A lei va il merito di aver trasformato in breve tempo i giovani che militano nella sua scuola di recitazione in attori e ballerini professionalmente bravi e polivalenti.
Più che evidente e meritato il gradimento del pubblico rodigino che ha riservato agli interpreti e all’autrice-regista sul palco numerosi e scroscianti applausi per tutta la durata dello spettacolo, dimostrando di essersi molto divertito e di apprezzare il lavoro artistico della compagnia. Speriamo di rivederli presto nuovamente in scena…
Nel corso dell’intervallo è risultata molto gradita la degustazione degli gnocchi di patate dolci con cannella, grazie alla collaborazione con la Pro Loco di Canda.
Ora occhi puntati sul prossimo appuntamento di mercoledì 7 agosto che avrà per protagonista la compagnia del Piccolo Teatro Città di Chioggia (VE), che porterà in scena “Le baruffe chiozzotte” di Carlo Goldoni, regia di Pierluca Donin.