ROVIGO – «“Dalla testimonianza alla sentenza”. Perché questo titolo? Perché noi abbiamo assunto che in tutte le fasi di un processo, finché il giudice non emette la sentenza, durante tutto questo percorso, vengono commessi degli errori». Ha iniziato così la sua relazione l’autore Rino Rumiati, già professore di Psicologia Generale all’Università di Padova e socio corrispondente della Concordiana.
Diritto in primis, ma non solo, anche le scienze cognitive, le neuroscienze, con una visione ai processi cognitivi e le reazioni emotive coinvolti nel giudizio, come pure le distorsioni sistematiche cui sono sottoposti gli operatori di giustizia, anche per l’effetto dei “media”; tutto nel libro di recente pubblicazione, presentato in Accademia dei Concordi, venerdì 15 novembre. L’opera, edita dalla casa editrice Il Mulino, è stata scritta con Carlo Bona, avvocato e professore a contratto dell’Università di Trento.
L’autore Rino Rumiati, nel descrivere il contenuto del libro, ha continuato precisando che: «Partendo dagli studi di quattro premi Nobel (Herbert Simon Nobel 1978; Amos Tversky e Daniel Kahneman Nobel 2002; Richard Thaler Nobel 2017, due psicologi e due scienziati cognitivi) noi abbiamo ormai le prove, le certezze scientifiche che le persone, e quindi anche gli operatori di giustizia, nei processi decisionali spesso si lasciano guidare da una concezione “ingenua” di memoria. Wise e colleghi (2014) hanno confermato che giudici, pubblici ministeri e avvocati tendono a valutare l’accuratezza delle testimonianze basandosi su fattori predittivi molto deboli, come, ad esempio, la sicurezza mostrata dal testimone del processo. Si è visto che solo il 55% dei giudici e il 47% dei pubblici ministeri dispone di adeguate conoscenze sul funzionamento della memoria».
Il professore Rino Rumiati, al termine della sua approfondita relazione, è stato accompagnato dall’autorevole voce del dottore Giovanni Canzio, curatore della prefazione al volume, già Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione, che si è soffermato sulle caratteristiche del delicato svolgimento del procedimento giudiziario.
Altra importante presenza sul palco della Sala degli Arazzi è stata quella di Mario Bertolissi, professore di Diritto Costituzionale all’Ateneo Patavino, secondo il quale «Le pagine del libro possono essere connesse per alcuni passaggi a diversi autori importanti come Tommaso Moro in Utopia, Manzoni con il suo Don Ferrante, il formalista, e donna Pressede che decide con le sue idee, ma anche Tocqueville, Dostoevskij, Calamandrei con il suo “Elogio dei giudici”». Bertolissi ha poi concluso affermando che «Ogni caso è un caso a parte e per fare le cose con serietà bisognerebbe che fosse redatto un decalogo al quale gli studenti di legge possano far riferimento».
«Avevo avuto l’impressione, questa sera, che gli importanti esponenti della Giurisprudenza italiana qui presenti avrebbero fatto una cosa magnifica ed è stato così!», ha infine concluso il presidente dell’Accademia, Giovanni Boniolo.