ROVIGO – Nell’approfondire la conoscenza della manovra di bilancio 2020, Italia Viva del capoluogo polesano ha diffuso una nota a firma di Maria Truppo, coordinatrice del “Comitato civico Crescita sostenibile e democrazia”, nella quale vengono segnalati due aspetti degni di rilievo in materia di animalismo.
Il primo riguarda due emendamenti a firma di due senatrici del Movimento 5 Stelle: Loredana Russo e Silvana Giannuzzi: stanziamento di 1 milione di euro per il 2020 da destinarsi alla realizzazione di piani straordinari di prevenzione e controllo del randagismo e lo stanziamento di 500 mila euro l’anno, dal 2020 al 2022, per campagne di informazione e sensibilizzazione sull’abbandono degli animali e sulle adozioni.
Il secondo riguarda la proposta di prorogare il termine previsto dall’articolo 42 del d.lgs n. 26 del 2014 di attuazione della direttiva comunitaria 2010/63/UE relativa alla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici al 1 gennaio 2022 (scadenza attuale 1 gennaio 2020). La norma che si vorrebbe prorogata prevede la progressiva sostituzione della sperimentazione animale con metodi alternativi.
Le perplessità sul primo problema discendono dal raffronto tra i dati del Ministero della Salute (2018) e la soluzione proposta che ricalca la metodologia attualmente esistente che dai dati ministeriali si dimostra assolutamente inefficace. La soluzione è uno schock strutturale che rivoluzioni il modo di operare.
Una proposta efficace sarebbe fare accordi e convenzioni con l’Ordine nazionale dei veterinari in modo da autorizzare tutti i veterinari privati distribuiti sul territorio nazionale a sterilizzare gli animali recuperati dalle associazioni e volontari, rimettendo l’onere economico direttamente al pagamento del Ministero della Salute che sarà competente nella gestione del piano (punti di forza della proposta: distribuzione capillare di punti sterilizzazione e “calmierizzazione” dei costi).
Sulla proposta di prorogare al 1 gennaio 2022 il termine del decreto legislativo n. 26 del 2014, dal 2010 ad oggi poco o niente è stato fatto dagli organi deputati a risolvere il problema. La vicenda parte dall’ormai lontano 2010, anno in cui la Comunità Europea approva una direttiva che favorisce e sostituisce i metodi alternativi alla sperimentazione animale.
La legge di delegazione europea è del 2013 e prevedeva che entro il 30 giugno 2016 il Ministero della salute doveva effettuare un monitoraggio per verificare l’esistenza di metodi alternativi alla sperimentazione animale. Il Ministero presenta la relazione su tale monitoraggio solo a luglio 2019, esattamente 3 anni dopo il termine previsto per legge e da essa si rileva che non esistono ad oggi metodi alternativi validi alla sperimentazione animale.
Lo Stato italiano e la comunità scientifica nazionale dal 2010 ad oggi cosa hanno fatto per dare attuazione alle norme comunitarie? Chi si è preoccupato di reperire fondi e implementare progetti di ricerca per mettere a punto nuovi metodi sperimentativi “efficaci” alternativi alla sperimentazione animale? Non è estremismo animalista farsi queste domande, perché la ricerca scientifica è importante ed è segnale di un paese moderno e all’avanguardia, ma è proprio in virtù di questo che oggi ci chiediamo perché?
Al 2022 saranno 12 anni di indifferenza alle sofferenze che infliggiamo a degli esseri viventi che provano dolore esattamente come noi e che si utilizzeranno metodi che per la Comunità Europea non sono rispettose di norme di principio da essa approvate.
Non si chiede di fermare il progresso scientifico, anzi si richiede al mondo scientifico ed accademico un impegno affinché questi metodi alternativi siano implementati e allo Stato Italiano che non incoraggi comportamenti dilatori e indifferenti al problema, cercando di favorire la ricerca e la conoscenza di metodi alternativi, applicando sempre il metodo scientifico.