ROVIGO – «Quello che si fa con il cuore e con le opere spesso passa inosservato, ma quanto ha fatto e lasciato Gabbris resta a testimonianza di un cammino artistico e umano di un grande artista» ha detto Carlo Peretto professore ordinario dell’Università di Ferrara, alla presentazione del nuovo libro: “Spazio e tempo in Gabbris” scritto da Alfonso Malaguti, edito da Apogeo di Adria.
L’Auditorium Marco Tamburini ha ospitato lo scorso giovedì 12 dicembre un’iniziativa dedicata alla figura di Gabbris Ferrari, l’artista rodigino venuto a mancare nel 2015. Amici e conoscenti si sono dati appuntamento in via Pighin per delinearne il profilo, ripercorrendo a voce alta i propri ricordi e leggendo alcune pagine del libro.
A fare gli onori di casa è stato il presidente del “Venezze”, Fiorenzo Scaranello, che, tra l’altro, ha ricordato di conservare una sua opera al Conservatorio: Violoncello fragile. Dopo l’intervento di Claudia Biasissi, che ha curato la veste grafica del libro, Carlo Piombo ha sottolineato quanto Malaguti sia stato legato a Gabbris, in quanto entrambi uomini di teatro «Un’amicizia, sentimento raro oggi, durata ben venticinque anni».
Carlo Peretto ha tracciato un breve excursus dell’attività artistica di Ferrari: dalle prime esperienze nello studio rodigino del pittore Angelo Prudenziato, al decennio dedicato alle sue multiformi ricerche e sperimentazioni, fino all’ottenimento nel 1980 della cattedra di scenografia all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Incarico che lo vide impegnato per ben 17 anni. Peretto ha analizzato alcuni dipinti di Gabbris per approfondire la poetica e la filosofia dell’artista.
Il ricordo dell’attività teatrale di Ferrari è stato reso vivo dall’attore Andrea Zanforlin che, con emozione, ha raccontato alcuni aneddoti.
«Non è cosa semplice parlare di Gabbris Ferrari – ha commentato Alfonso Malaguti – È stato un artista eclettico che ha percorso i vari campi dell’arte figurativa e del teatro. Nel libro ho un approccio “diverso”, esamino gli aspetti emergenti nelle varie sue opere: il tempo, lo spazio, il viaggio, il fiume, l’acqua, il Polesine (sua terra amatissima considerata la sua Itaca), la giovinezza, il suo modo sperimentale di fare teatro».
Sono momenti che tornano continuamente e che caratterizzano le pagine del breve saggio che comprende tavole, illustrazioni riprodotte nonché bozzetti teatrali.
«Mi auguro che il lavoro costituisca un contributo per una più approfondita conoscenza di Gabbris, a tener viva la sua “Weltanschauung” attraverso la fiamma grande e inesauribile della sua arte», ha concluso l’autore.