ROVIGO – Nell’anno in cui Poste Italiane celebra i suoi 160 anni, i Palazzi di Poste continuano a rappresentare un punto di riferimento sul territorio nazionale e ad essere un simbolo della bellezza architettonica e della storia dell’Italia. Il Palazzo delle Poste in corso del Popolo, oggi come ieri, è emblema di un’epoca e ricopre un ruolo di indiscutibile testimonianza storica e di maestosa autorevolezza.
I palazzi di Poste Italiane spesso sono opere d’autore, nelle loro più diverse declinazioni artistiche e strutturali hanno rappresentato negli anni la trasformazione che il nostro Paese ha vissuto tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopo guerra. Anche dal punto di vista della cultura architettonica hanno contribuito a delineare il contorno di una inedita modernità: soprattutto dagli anni ’30 del Novecento, nel segno dello stile razionalista. Senza dimenticare l’importante ruolo sociale che hanno rappresentato per tutte le generazioni e in ogni epoca.
I caratteri del Palazzo di corso del Popolo sono stati esaltati nel volume artistico “Le Belle Poste. Palazzi storici delle Poste Italiane” edito da Franco Maria Ricci in occasione dei 160 anni di Poste Italiane. Il testo è una raccolta di schede tecniche, immagini e approfondimenti degli edifici storici accompagnati da bozze e disegni realizzati da fotografi d’eccellenza come Luciano Romano, Giovanni Ricci-Novara e Massimo Listri.
Da: LE BELLE POSTE
Palazzi storici di Poste Italiani
Rovigo, capoluogo del Polesine, è un centro agricolo il cui carattere risente più dell’ambito veneto che di quello ferrarese. Fino agli anni Trenta era attraversata dall’Adigetto, un canale derivato dall’Adige, che rivestiva anche un importante ruolo urbano; tanto che il palazzo postale, inaugurato alla fine del 1929 e progettato dall’architetto Roberto Narducci, vi si affacciava con l’ingresso principale sulla Riviera Orfani.
Pochi anni dopo il canale fu deviato all’esterno del centro cittadino; al suo posto fu aperto il corso Littorio, oggi corso del Popolo, che attraversa tutto il centro da nord a sud, collegando così le Poste alla stazione ferroviaria. Il progetto del Narducci, risalente agli anni Venti, è ancora influenzato dal neoliberty e dall’eclettismo storicistico che aveva contrassegnato il palazzo postale di Cremona; sono ancora lontane le soluzioni che caratterizzeranno i successivi palazzi di Savona o Novara.
È chiaramente leggibile l’ispirazione all’architettura rinascimentale locale (Palazzo Roncale, Accademia dei Concordi) reinterpretata e fusa con elementi del tardo Liberty, soprattutto nella sistemazione degli interni.
L’edificio si articola su tre piani e due ammezzati, oltre a un piano seminterrato; i diversi piani sono distribuiti da tre scalinate. La pianta simmetrica si sviluppa a “elle”, con l’angolo che svolge funzione di cerniera e di elemento generatore per l’intero organismo architettonico.
Il salone è, come l’atrio, posto sulla bisettrice dell’angolo dell’edificio; ha pianta esagonale, con cinque lati utilizzati per gli sportelli al pubblico dai cui angoli si elevano pilastri conclusi da archi decorati da fregi. Sia il salone che la retrosportelleria sono illuminati dall’alto attraverso vetrate a riquadri, riccamente ornate. All’esterno, la partitura dei prospetti è ben definita attraverso la gerarchizzazione delle bucature e dei portali d’ingresso.
Il piano terra costituisce il basamento, eseguito a bugnato in lastre di pietra di Nabresina, che unifica tutto l’edificio, con portone ad arco, colonne laterali, seguito da finestre alternate ad arco e rettangolari.
Il primo piano ha nella parte centrale finestre ad arco con paraste laterali e paramento di mattoni, mentre nelle ali esterne presenta un balcone con finestre a serliana.
Il secondo piano, gerarchicamente meno importante, è definito da finestre e ornamenti più semplici. A coronamento del palazzo si trova una balaustra con colonnine.