Adria (RO) – A relazionare al terzo appuntamento del ciclo di conferenze sulla Divina Commedia il professor Giuseppe Pastega. L’evento è stato aperto dalla consigliera delegata agli eventi culturali Oriana Trombin e dal professore Antonio Giolo, a nome della biblioteca Comunale, che ha organizzato l’incontro in sala consiliare. Il professor Pastega ha delineato gli aspetti caratteristici del canto XVII del Paradiso.
In primo luogo ha ricordato la sua centralità all’interno del Paradiso, perché si colloca a metà della cantica e nel cielo di Marte che è il cielo centrale del Paradiso e in secondo luogo, perché in tale canto Dante parla di se stesso e spiega i motivi per cui ha scritto la Divina Commedia.
Il canto XVII però è il terzo di un trittico formato dal canto XV, XVI e XVII. In essi il poeta descrive la Firenze antica, presentandola come una città ideale, morigerata nei costumi e dalla vita civile ordinata. Pastega nella sua relazione parla poi del trisavolo di Dante, Cacciaguida, un personaggio storico realmente vissuto dal 1091 al 1147. Cacciaguida ci racconta l’origine del cognome Alighieri, che deriva dal nome di un suo figlio, Alighiero. La famiglia di Dante non risulta di origine nobile, ma borghese, lui stesso era iscritto all’Arte dei medici e degli speziali.
Famosa è la descrizione che Dante fa, dopo la sconfitta dei Guelfi di parte bianca, di cui faceva parte, del suo dissociarsi dalla sua stessa fazione, per i suoi eccessi e atteggiamenti sconsiderati. E quindi dell’esilio e della pericolosa condanna a morte in contumacia che gli faceva correre gravi rischi perché poteva essere perseguito anche fuori della città di Firenze. Da un lato Dante ci descrive la sua triste condizione di esule in tre versi tra i più famosi della Divina Commedia “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e com’è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”, dall’altro però loda anche la “cortesia del gran Lombardo” che l’ha ospitato prevenendo le sue richieste. E qui Dante confessa la sua fiducia di essere conosciuto ed apprezzato dai posteri, mentre chi lo disprezza sarà lasciato a “grattar la rogna”; una espressione volgare ma che ben esprime il disprezzo di Dante verso i suoi nemici e detrattori.
Il relatore ha infine citato due Lettere apostoliche di celebrazione di Dante da parte dei pontefici: l’”Altissimi cantus” di Paolo VI del 1965 e la “Candor lucis aeternae” di Papa Francesco dello scorso anno. In esse viene presentata la figura di Dante come interprete della lotta tra il bene e il male sia nel suo tempo sia in ogni tempo, per cui anche oggi è un maestro di vita che indica i valori per i quali vale la pena di lottare e di vivere.
L’ottima lettura del canto da parte del dott. Mauro Colombo ha chiuso l’incontro.
Il prossimo lunedì 11 aprile, proprio nella Settimana Santa, si finirà in gloria con la presentazione da parte della prof.ssa Gabriella Vendemmiati Bocchi del canto XXXIII del Paradiso, con la celebre preghiera alla Vergine di San Bernardo e la visione di Dio che chiude la Divina commedia.