ROVIGO – Nemmeno la pioggia è riuscita a rovinare l’ultima attesa serata della quinta edizione di “Jazz Nights at Casalini’s Garden”, che per non correre rischi si era deciso già nel pomeriggio di spostare dal giardino di Palazzo Casalini al, per fortuna vicinissimo, auditorium del Conservatorio Venezze, già pronto per l’emergenza.
Venerdì 20 luglio era in programma il quarto e ultimo appuntamento della rassegna, ma soprattutto la serata finale del Premio Marco Tamburini, giunto alla terza edizione e rivolto quest’anno ai giovani solisti (nel 2017 era stato invece riservato ai gruppi).
Una serata quindi dal valore altamente simbolico, perché se la rassegna era stata ideata e fortemente voluta da Tamburini nel 2014, il premio è stato istituito nel 2016 proprio per ricordare l’indimenticabile artista e docente prematuramente scomparso. Un impegno importante che, sia RovigoBanca sia il Conservatorio di Musica “Francesco Venezze”, promotori del festival e del concorso, continuano con tenacia e passione a mantenere.
A far parte della giuria del Premio, ma soprattutto a suonare come ospite speciale della serata, è stato chiamato il celebre sassofonista Claudio Fasoli, classe 1939, fra gli assoluti protagonisti del jazz italiano degli ultimi quarant’anni, veneziano ma ormai milanese d’adozione. Fasoli, a dispetto della carta d’identità, ha mostrato di essere ancora in splendida forma, forte di un fraseggio e di una sonorità che, pur influenzate in parte da Wayne Shorter, sono assolutamente originali e subito riconoscibili. Non è un caso che la prestigiosa rivista Musica Jazz abbia indicato nel suo ultimo referendum il sassofonista ex–Perigeo come miglior musicista italiano del 2017.
Superbamente accompagnato da un trio formato da Stefano Onorati, pianoforte, Stefano Senni, contrabbasso, e Stefano Paolini, batteria, tutti e tre docenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio rodigino, Fasoli ci ha regalato quattro ispirate e pregnanti interpretazioni di altrettanti brani originali, pescati da momenti diversi della sua lunga e prolifica carriera musicale.
Vera e propria delizia per le orecchie degli appassionati, la sua esibizione è stata inserita in mezzo a quelle dei sette solisti selezionati per la serata finale del premio. Due cantanti, un pianista, due chitarristi, un trombettista e un sassofonista hanno presentato al pubblico e ai giurati (che erano, oltre a Fasoli, il direttore del Conservatorio Giuseppe Fagnocchi e tre suoi docenti, Fabio Petretti, Alessia Obino e Claudio Donà) ciascuno un originale arrangiamento di una composizione di Marco Tamburini, tutti accompagnati dal trio sopra menzionato.
Più che buono, a dispetto della giovane età, il livello medio dei concorrenti, ma solo tre potevano ottenere alla fine un premio tangibile. L’ha spuntata su tutti, con merito, il chitarrista sardo Antonio Floris, che ha eseguito con grande scioltezza e autorità “Aerei di carta” (brano tratto dal disco «Childreams», inciso da Tamburini con il chitarrista Christian Escoudé). Floris, che attualmente frequenta il biennio del Conservatorio “S. Cecilia” di Roma, aveva frequentato e concluso il triennio proprio nel Dipartimento Jazz di Rovigo.
Ha vinto il secondo premio la giovanissima cantante abruzzese Miriana Faieta, con una toccante interpretazione di “Yesterday night”, cui ha aggiunto un testo originale in inglese, mentre al terzo posto si è classificato il trombettista molisano Paolo Petrecca, che ha proposto al flicorno una morbida e raffinata esecuzione di “Rifugi”.
Alla serata ha partecipato la famiglia di Marco Tamburini quasi al completo, e a fine serata è stata la moglie Cristina a premiare i tre solisti vincitori insieme al direttore del Conservatorio e al presidente di RovigoBanca e del Conservatorio Lorenzo Liviero. Applausi prolungati, commozione e appuntamento al 2019 per la sesta edizione del festival e la quarta del Premio.