ROVIGO – La notizia delle ultime ore, relativa alla decisione della Federazione Italiana Pallacanestro di non assegnare promozioni, è stata presa molto male dal Cipriani Nuovo Basket Rovigo. Più che comprensibile: fino alla chiusura del campionato regionale di Promozione si trovava in testa alla classifica del Girone C, con 19 vittorie e 0 sconfitte e un eloquente +10 sulla seconda. Dopo l’intervista al presidente Gionata Morello, che ieri ha esternato tutta la sua delusione, è la volta di coach Maurizio Ventura.
Il timoniere delle Pantere, allenatore nazionale con un passato da professionista, nella scorsa stagione aveva accettato di sposare il progetto dell’NBR di riportare il basket maschile ai livelli di dieci anni fa, quando proprio lui guidava la vecchia società del Basket Rovigo in C1. Tutto faceva pensare che il primo passo, quello di approdare in Serie D, sarebbe stato fatto quest’anno. Ma poi è arrivata la doccia fredda.
Coach, come ha preso la decisione della F.I.P. di non assegnare promozioni? «Sono rimasto molto amareggiato e deluso dalla decisione di non assegnare promozioni. Mi sembra molto superficiale e sbrigativo, conoscendo le realtà locali, mettere sullo stesso piano una squadra da “record” come il Cipriani Nuovo Basket Rovigo con la maggioranza delle altre formazioni».
Cosa ha detto ai suoi ragazzi a proposito di questo finale di campionato? «Ho detto loro che sul campo avevano vinto e che dovevano essere fieri di chiamarsi “Pantere”. Questa annata sportiva non va assolutamente dimenticata, ma ricordata ed esaltata! Perché se è vero che nessun riconoscimento o coppa ci verranno assegnati, metteremo nella nostra bacheca sudore, lavoro, bel gioco, vittorie ed imbattibilità».
Ripercorriamo velocemente la vostra fantastica cavalcata e parliamo della partita più bella… «Forse non sarà stata la più bella, ma sicuramente la più emozionante. Ad Abano Terme, la quinta giornata contro la grande favorita del campionato, in un palazzetto stracolmo e con grande tifo, si scontravano due squadre imbattute. Abbiamo vinto di undici punti con grande determinazione e sicurezza, una difesa impenetrabile che poi sarebbe diventata il nostro marchio di fabbrica e vero spauracchio per tutti i nostri avversari».
Avrebbe mai pensato, ad inizio stagione, di arrivare al record di 19 vittorie su altrettanti incontri disputati? «Rispondo con un aneddoto. Ad inizio di settembre 2019 nel torneo di Solesino giochiamo contro i Frogs, squadra talentuosa a noi sempre ostica. Perdiamo di otto punti giocando una brutta partita, svogliati, superficiali e poco umili. Nel dopo partita, parlando con i miei collaboratori Simone Chiapperin e Lorenzo Davì, mi chiedo come si possa giocare in questo modo e desolato ribadisco più volte che con questa squadra non si andrà da nessuna parte. Dopo di che, consci della figuraccia, giorno dopo giorno, con impegno e abnegazione siamo diventati quella macchina da guerra che tutti ci riconoscono».
Dove sareste arrivati, se non fosse arrivato il virus? «Sono sicuro che non ce ne sarebbe stato per nessuno. Bastava vederci allenare: sempre attenti, curiosi, competitivi, corretti e leali».
Si sente di menzionare qualche giocatore in particolare? «Sì, ne menziono due. Il nostro capitano Khalifa Diagne, giocatore generoso e carismatico che come il vino migliora con gli anni. Oltre ad essere un rimbalzista formidabile, ora ha affinato movimenti da pivot efficacissimi ed una difesa coriacea. E’ pronto per essere protagonista anche in serie D. Il secondo giocatore è il nostro playmaker Luca Turri, giocatore esploso quest’anno, dopo campionati di luce ed ombre, un carattere “forte” che a volte lo porta a fare scelte sbagliate, ma in possesso di classe cristallina, grande visione di gioco ed ottima tecnica. Se avrà la pazienza di ascoltarmi e l’umiltà di eseguire, si toglierà in futuro grandi soddisfazioni».
Come vede il suo futuro? «Il mio futuro è quanto mai incerto e legato a doppio filo con il mio Presidente Gionata Morello. Passato questo momento storico assai complesso, ci metteremo a “tavolino” e ragioneremo sul da farsi».
Cos’è per lei il Nuovo Basket Rovigo? «In tanti anni di carriera, anche da professionista, ho vinto campionati (Verbania, Molinella, Solesino, CUS Padova) che mi hanno regalato grandi gioie, ma non paragonabili alla soddisfazione di questo record che ci siamo regalati con l’NBR. Diciannove su diciannove, difficilmente ripetibile».
Siamo arrivati ai titoli di coda di questa stagione. Ha dei ringraziamenti da fare? «In primo luogo un ringraziamento al mio Presidente, perché mi ha convinto e permesso di ritornare a Rovigo, con un programma tecnico serio e lungimirante. Poi come potrei non ringraziare i miei fidati collaboratori Lorenzo Davì, Andrea Lucchin e Simone Chiapperin, senza i quali tutto questo non sarebbe stato possibile?».