ROVIGO – Ormai da diversi anni assistiamo a Rovigo a sceneggiate estive che riguardano il calcio in città e in particolar modo il Rovigo, la società che dovrebbe essere punto di riferimento per il calcio in città. Se ne sono viste di tutti i colori, ma ora siamo giunti ad un livello da non credere. Siamo alla magia.
Una società che per gestire una Prima Categoria e una juniores regionale si inventa una società, con tanto di Presidente, patron, amministratore unico, e via fino a circa 40 incarichi con un organigramma che farebbe impallidire il Real Madrid. Tutti volontari (speriamo!).
E fino a qui nessuno sa come si fa e quindi l’unica cosa che si può chiedere è di vedere la lista dei giocatori di prima squadra e juniores e tanto per avere un dato sapere quanti di questi sono di Rovigo.
Ma adesso ci si inventa anche un grande settore giovanile, e qui siamo riusciti a capire come si fa:
1) articoloni sui giornali: siamo al Gabrielli, siamo bravi, siamo tanti, faremo sfracelli;
2) si prendono dei tecnici, dei dirigenti (ecco forse perché si arriva a 40), che sono genitori di atleti e portano in dote gli amici del figlio e si cominciano a formare le squadre;
3) si telefona a tutte le famiglie che hanno in casa un campioncino, ma anche no, ignorando completamente le società che fino ad oggi hanno gestito questi ragazzi, promettendo la luna e anche il pozzo;
4) se ancora non funziona, si è arrivati (la scorsa stagione) ad offrire vil denaro a società di comuni vicini per tesserare come Rovigo una squadretta intera;
5) e se ancora non funziona, si coopta un dirigente di una piccola società a 20 chilometri da Rovigo, perché porti con sé un gruppetto di bambini a fare squadra al calcio Rovigo.
Adesso che queste cose si sanno, e che per fortuna è scaduta una convenzione mai ben chiara, le società che da decenni fanno calcio a Rovigo vorrebbero dire la loro.
Si tratta del Duomo, dei Grandi Fiumi, del Grignano e del San Bortolo: una scuola calcio élite (una delle due in tutta la provincia), due affiliazioni alla Spal, una affiliazione al Parma, due Seconde Categorie, una juniores regionale, una allievi regionale. E soprattutto quattrocento ragazzini nel settore giovanile, tanto lavoro e nessuna magia.
Società che operano in impianti da sempre gestiti con sudore e tanto tempo dedicato.
Al Gabrielli è sì necessaria una società di riferimento, ma che sia gestita da gente con un curriculum che dimostri competenza e trasparenza, che sappia dialogare con tutte le realtà del territorio per gestire il meglio che la città è in grado di offrire calcisticamente.
Una società che non inventi niente. Soprattutto non inventi un settore giovanile che già esiste nelle società citate e funziona alla grande.
Una società così, che rappresenti finalmente il calcio cittadino, o la si compra (andando finalmente a vedere le carte) o la si fa. E solo poi gli si dà il Gabrielli.
Il Comune convochi le società citate, le ascolti per un progetto per ripartire finalmente con il piede giusto. Per il bene della città e anche dello sport e dei suoi valori.