ROVIGO – È finalmente giunto il momento di Chris Potter, da anni fra i musicisti di riferimento della scena jazzistica americana, uno dei sassofonisti più studiati e che vanta i maggiori tentativi di imitazione.
Chris Potter suonerà in quartetto mercoledì 10 aprile alle ore 21.30 con un progetto tutto nuovo e per questo ancora più interessante, un album freschissimo di stampa intitolato “Circuits”, che presenterà al Teatro Don Bosco di Rovigo, in via Marconi (vicino alla Stazione Ferroviaria).
Quando l’organizzazione del Venezze Jazz Festival ha realizzato d’essere riuscita ad assicurarsi il concerto del Chris Potter Circuits Quartet, un vero e proprio evento, ha pensato che l’auditorium di via Pighin, sede abituale della rassegna, con i suoi 100 posti non sarebbe stato sufficiente ad accogliere i suoi sempre più numerosi estimatori.
Per quest’importante occasione si è così deciso di uscire dalle mura del Conservatorio e di trasferirsi nel più capiente Teatro Don Bosco, che con le sue 370 poltrone dovrebbe accontentare tutti gli appassionati, che siamo certi accorreranno numerosi anche da fuori provincia.
La tournée europea di Potter prevede infatti soltanto tre date italiane: la prima si è tenuta lo scorso 31 marzo a Fiorenzuola, per il Piacenza Jazz Festival, la seconda si terrà martedì 9 aprile al Blue Note di Milano, la terza ed ultima sarà quella, attesissima, di Rovigo, per il Venezze Jazz Festival, l’unica fra l’altro ad ingresso gratuito.
Nel corso del tour il sassofonista americano presenterà, alla testa di uno straordinario quartetto, forte della presenza del pianista Craig Taborn, il suo recentissimo disco da leader, “Circuits”, uscito in febbraio e già considerato dalla critica uno dei suoi lavori più riusciti, destinato a lasciare un segno nel jazz di oggi ed in quello del futuro.
Chris Potter, nato nel 1971 a Chicago e cresciuto a Columbia, nella Carolina del Sud, ha cominciato a farsi notare quando, a 18 anni, si è trasferito a New York per frequentare il College, prima alla New School University, poi alla Manhattan School of Music, dove si è laureato nel 1993, sotto la guida del pianista Kenny Werner, al cui fianco ha avuto le prime importanti esperienze professionali.
Ha quindi suonato con un eroe del be-bop, il trombettista Red Rodney, e dopo la sua morte (1994) ha iniziato a collezionare una serie di prestigiose collaborazioni, passando dalla Mingus Big Band all’Electric Be–Bop Band di Paul Motian, da Dave Douglas a Steve Swallow, da Patricia Barber a Jim Hall, ma soprattutto a Dave Holland. È diventato infatti un componente stabile ed importante dei gruppi di Holland dal 1997 al 2005.
Ma oltre a farsi apprezzare per le riconosciute qualità strumentali – molti vedono in lui l’erede ideale di Michael Brecker – Chris Potter ha iniziato a mettersi in mostra come musicista completo con una serie di album a suo nome, anche se il vero punto di svolta è rappresentato da “Vertigo”, del 1998, inserito fra i dieci migliori dischi dell’anno sia dalla rivista Jazziz Magazine che dal New York Times.
Nel 2000 è stato il più giovane musicista a ricevere in Danimarca il Premio Jazzpar, uno dei più prestigiosi riconoscimenti mondiali in ambito jazzistico.
Potter ha collaborato recentemente con John Scofield, Pat Metheny ed Herbie Hancock, ma sta trovando sempre più spazio come leader di proprie formazioni, soprattutto nell’ultimo quinquennio, in cui ha pubblicato tre splendidi album per Ecm.
Dopo il riuscito “Dreamer Is the Dream”, del 2017, il plurisassofonista americano ha momentaneamente sospeso la collaborazione con l’etichetta di Manfred Eicher ed ha pubblicato quest’anno per l’inglese Edition Records il già citato “Circuits”, disco – il quindicesimo da leader – che sta promuovendo in questo tour.
In questo lavoro Potter dispiega tutto il suo talento di compositore, arrangiatore e polistrumentista, suonando, spesso sovra-incidendoli, sax tenore, soprano, clarinetti e flauto – strumenti di cui è un riconosciuto maestro – ma anche, a sorpresa, chitarra, tastiere e percussioni. Una vera e propria orchestra racchiusa in un musicista.
Al suo fianco, in questa tournée, vi sono tre maestri dei rispettivi strumenti, che non sono presenti nell’album ma che gli appassionati hanno avuto occasione di ammirare in altri contesti.
Oltre al celebre pianista (qui anche alle tastiere ed al Fender Rhodes) Craig Taborn, che non ha certo bisogno di presentazioni, lo accompagnano il bassista elettrico Tim Lefebvre – ha suonato con David Bowie e Sting, Elvis Costello e Mark Guiliana, Wayne Krantz e Chris Botti, solo per fare qualche nome – ed il più giovane batterista Justin Brown, che nel 2018, dopo importanti esperienze a fianco di Esperanza Spalding e Terence Blanchard, Vijay Iyer e Ambrose Akinmusire, ha pubblicato il suo primo disco da leader.
Il Venezze Jazz Festival, giunto alla sua XIII edizione, si avvale del patrocinio del Comune di Rovigo ed è realizzato con il contributo di RovigoBanca Credito Cooperativo e di Rotary Club Rovigo.
Entrata libera e gratuita fino ad esaurimento posti disponibili (n. 370).