ROVIGO – Manca pochissimo all’introduzione della nuova politica agricola comunitaria e l’Associazione Polesana Coldiretti Rovigo ha dedicato un convegno specifico sul tema, al Censer, mercoledì 12 ottobre, al quale hanno partecipato 450 persone tra soci, studenti in agraria, agronomi e altri tecnici interessati a quello che sarà il grande cambiamento per il settore agricolo già da gennaio 2023.
Ha aperto gli interventi il direttore di Coldiretti Rovigo Silvio Parizzi che ha ripercorso le tappe di avvicinamento al testo definitivo di questa Pac. «Nella prima stesura – ha introdotto Parizzi – era prevista, tra i provvedimenti, una riduzione della dotazione finanziaria del 15% e l’azzeramento dei titoli; dopo intense battaglie sindacali, ora possiamo dire di aver una Pac che prevede la stessa dotazione finanziaria della passata programmazione, una graduale convergenza del valore dei titoli e un buon sostegno ai giovani imprenditori. La situazione economica attuale è cambiata e oggettivamente questa Pac necessita di attente valutazioni in quanto crisi climatica, speculazione delle materie prime e cali di produzioni, così come rilevato dalla Fao che ha stimato una perdita di produzione mondiale dei cereali pari al 2%, sono segnali significativi».
Relatore del convegno Angelo Frascarelli, docente dell’Università di Perugia al Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali, presidente di Ismea, tra i massimi esperti di Pac in Italia che ha illustrato le ultime modifiche apportate alla nuova programmazione agricola. Al presidente provinciale Carlo Salvan sono spettate le conclusioni.
La nuova Pac coinvolgerà 27 Paesi e il dibattito è iniziato nel lontano 2017; da allora ci sono stati diversi ritardi dovuti ai rinnovi istituzionali delle cariche europee, poi la pandemia Covid e successivamente, in chiusura di programmazione, l’intera Ue si è trovata coinvolta nello stravolgimento degli equilibri geopolitici dovuti al conflitto russo-ucraino. Ma mancano pochissimi passaggi e la programmazione si può dire conclusa. Alla fine di questo mese la Commissione dell’Ue si pronuncerà in risposta alle osservazioni presentate dall’Italia sui piani strategici ed entro novembre l’Italia dovrà approvarli per arrivare alla partenza della nuova politica agricola prevista per l’1 gennaio 2023.
«Di fatto siamo già entrati nella nuova Pac – ha spiegato Frascarelli – perché le semine di questo periodo ricadranno nella nuova programmazione. Per l’Italia sono previsti più di 7,3 miliardi di euro tra pagamenti diretti (49,5%), sviluppo rurale (44,8%) e misure di mercato (5,7%). La nuova Pac avrà diversi acronimi rispetto ad ora, ma ci abitueremo». Frascarelli ha spiegato nel dettaglio l’architettura della nuova politica agricola e, in conclusione, ha dato l’occasione ai presenti di vedere diverse sintetiche simulazioni per rendere più fruibili i nuovi concetti. La nuova Pac avrà questi obiettivi: la competitività delle aziende agricole, la salvaguardia dell’ambiente, la conservazione di paesaggi e biodiversità, il sostegno al ricambio generazionale e la digitalizzazione delle imprese, ai quali si aggiunge un obiettivo nuovo che è ‘salute e cibo’. Il futuro sarà, inoltre, molto legato all’innovazione.
È seguito un vivace dibattito durante il quale ha portato un saluto anche Bartolomeo Amidei, eletto tra le file dei nuovi senatori del prossimo Governo.
In chiusura Salvan ha ringraziato il nutrito pubblico e ha tirato le fila sul tema della Pac incrociandolo con le esigenze delle aziende di oggi, preoccupate dai rincari, colpite dalla siccità e dal maltempo e già nel prossimo futuro impegnate nel contrasto dell’arrivo della carne sintetica sui nostri scaffali. Non da ultimo un passaggio sulla nuova direttiva sui fitofarmaci, perché nello stesso momento il presidente nazionale Prandini era a Bruxelles a confrontarsi sullo stesso tema.
«Chiediamo una revisione della direttiva sui fitofarmaci, non perché non sia condivisibile come obiettivo futuro – ha commentato Salvan – ma perché deve essere guidata e sostenibile. Non può arrivare improvvisamente senza consentirci mezzi sostitutivi. La nuova genetica su cui, giustamente, si punta tanto, non è ancora disponibile e la sola riduzione dei fitofarmaci porta solo a una netta riduzione della capacità produttiva delle nostre aziende. Si ipotizza addirittura un crollo del 30% se venisse adottata tout court questa direttiva fitosanitari e questo approccio apre la strada all’arrivo del cibo sintetico, dalla carne al pesce fino ai formaggi. Inoltre, il crollo della capacità produttiva rischia di essere sostituito da importazioni da Paesi che non applicano le pratiche sostenibili che caratterizzano il nostro lavoro».
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