ROVIGO – La quantità di acqua scesa domenica 19 maggio in alcune zone è pari a quella che sarebbe dovuta cadere in un mese e oggi il Polesine deve fare i conti con quella che ormai si può definire una calamità naturale. Coldiretti Rovigo sta raccogliendo le segnalazioni da tutti gli uffici sparsi nella provincia per richiedere lo stato di calamità. 130 millimetri di acqua in 4 ore e conseguenti danni e disagi si sono concentrati soprattutto nella fascia centrale della provincia, ecco l’analisi della situazione da parte dell’associazione polesana dei coltivatori diretti.
«Alcune zone sono state pesantemente colpite da precipitazioni intense – afferma il presidente di Coldiretti Rovigo, Carlo Salvan – La perturbazione più forte si è concentrata nel medio Polesine e ha creato allagamenti in diversi comuni della provincia, tra cui Costa, Lusia, Villamarzana, Villanova Del Ghebbo, Frassinelle, Pincara, Lendinara e Arquà Polesine. Fossi e scoli si sono riempiti velocemente allagando campi e serre. Quella pioggia tanto attesa mesi fa si è concentrata tutta in questi ultimi giorni. A livello nazionale si stimano danni superiori ai 10 milioni di euro; il conto è ancora più salato se si prende in considerazione l’ultimo decennio, Coldiretti, infatti, stima 14 miliardi tra danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne e perdite della produzione agricola nazionale».
Anche la struttura del Consorzio di bonifica è stata messa in crisi da precipitazioni così intense e ha attivato subito i settori interessati per garantire il deflusso delle acque il più velocemente possibile. «Sono già stati finanziati 23,1 milioni di investimenti per progetti esecutivi dei Consorzi di bonifica per ottimizzare la rete irrigua e contrastare il rischio siccità – prosegue nella disamina Salvan – Questi lavori serviranno ad aumentare la capacità del sistema consortile a fronte di eventi così improvvisi e violenti, ormai dobbiamo essere pronti ad affrontare eventi climatici sempre più estremi».
Per quanto riguarda le colture a rischio ci sono i seminativi, sia quelli seminati che quelli da seminare, come la soia, i frutteti, le orticole, foraggi e la produzione di miele, tutte produzioni che già stavano conoscendo una situazione difficile a causa degli sbalzi termici. «Prima l’inverno siccitoso – conclude Salvan – una primavera in anticipo a febbraio e marzo, poi il vento di maggio che ha allettato i cereali, seguito da giorni di pioggia accompagnati da sbalzi termini e infine le bombe d’acqua ci hanno portato una ‘pazza primavera’ condizionata dai cambiamenti climatici. In sostanza, la situazione metereologica sta mettendo a rischio qualsiasi coltura e pertanto chiediamo l’intervento delle istituzioni a qualsiasi livello».