MILANO – Quanto vale veramente e quanto pesa l’agroalimentare in Italia? Lo studio fatto dal Censis ha fornito tutti i numeri del settore ed è stato il “la” del forum che si è svolto al Tuttofood di Milano. Sulla scorta di questi dati, il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini, ha presentato al premier Giuseppe Conte le priorità del settore agricolo e le relative motivazioni durante il forum. Ad assistere a questo evento c’erano migliaia di soci Coldiretti tra cui anche quelli rodigini che all’alba di martedì sono partiti con un pullman direzione fiera di Milano.
Presenti al Forum organizzato da Filiera Italia e Coldiretti, oltre al premier Giuseppe Conte, al presidente di Coldiretti Ettore Prandini e il consigliere delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia, c’erano l’assessore agricoltura e alimentazione della regione Lombardia Fabio Rolfi, il presidente della fondazione Fiera Milano Giovanni Gorno Tempini, il presidente dell’Ice Carlo Ferro, il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti, Nunzio Tartaglia responsabile direzione Cdp imprese e Paolo De Castro presidente del comitato scientifico Filiera Italia.
L’agroalimentare italiano è il 12% del Pil: con questo primo dato il Tuttofood di Milano è stata l’occasione per Coldiretti di ribadire al premier Giuseppe Conte quali sono le priorità dell’agricoltura italiana sulla base dei numeri del settore. È stato il presidente Nazionale Ettore Prandini a tirare fuori i numeri, grazie allo studio fatto da Censis, per dare forza alla sua tesi che l’agroalimentare è il primo settore in Italia, sottolineando che è ora di dare per certo questo dato.
«L’agroalimentare nazionale vale 205 miliardi, rappresenta il 12% del Pil ma è soprattutto un elemento di traino per l’intera economia all’estero dove rappresenta il vero simbolo del Made in Italy – ha specificato nel suo intervento Prandini – con 1,3 milioni di addetti, ha visto il +33,3% in 5 anni, per un totale di 41,8 miliardi di euro di esportazioni con un incremento del 47,8% dal 2008 a oggi».
«Con questa iniziativa – ha affermato il presidente della Coldiretti – abbiamo ripreso in mano il testimone lasciato da Expo con il suo slogan “no farmers no party” per sostenere il nuovo protagonismo delle imprese agricole che rappresentano il vero valore aggiunto del sistema agroalimentare nazionale».
«Con Filiera Italia – ha poi sottolineato il presidente Prandini – abbiamo promosso una realtà innovativa legata da un tessuto valoriale che rinvia alla tutela dell’origine, alla difesa del patrimonio agroalimentare, alla sostenibilità, all’equità negli scambi e nel mercato».
Tra le battaglie dei prossimi mesi, oltre alla difesa del Made in Italy dell’agroalimentare, ci saranno la nuova Pac, l’obbligo dell’origine in etichetta per fermare la concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per Italiani, la revisione degli accordi di libero scambio e la definizione di standard produttivi uguali per tutti in modo che tutti i prodotti sugli scaffali europei rispettino le stesse norme in termini ambientali, di sicurezza alimentare e di rispetto delle norme sul lavoro.
Per rafforzare il concetto della necessità di proteggere il nostro made in Italy, Prandini ha mostrato al premier Conte il cestino con alcuni dei tantissimi prodotti falsi scovati da Coldiretti i quali, facendo leva sull’italianità tramite nomi o simboli, creano solo un grosso danno; l’italian sounding infatti ha un valore stimato di 100 miliardi di euro, una perdita enorme per tutto il nostro Paese e per tutto il settore.