ROVIGO – Le stime parlano chiaro: il crollo delle attività di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi ha un effetto negativo a valanga sull’agroalimentare nazionale, con una perdita di fatturato di oltre 9,6 miliardi per i mancati acquisti in cibi e bevande nel 2020. È quanto emerge dal bilancio della Coldiretti sulle conseguenze delle nuove chiusure e delle limitazioni imposte alla ristorazione dalle misure anti contagio per l’emergenza Covid.
I consumi fuori casa degli italiani per colazioni, pranzi e cene fuori casa sono crollati del 48% nel corso del 2020 con una drastica riduzione dell’attività che – sottolinea la Coldiretti – pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – continua la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato ma ad essere stati più colpiti sono i prodotti di alta gamma dal vino ai salumi, dai formaggi fino ai tartufi. Il crollo delle vendite nella ristorazione – sottolinea la Coldiretti – non è certamente compensato dal leggero aumento del 12% che si è verificato negli acquisti familiari di alimenti e bevande nel 2020.
«Nonostante sia stato un anno di forte crescita per i nostri mercati di Campagna Amica, gli stessi produttori hanno visto un calo soprattutto nel mese di dicembre – commenta il presidente Carlo Salvan – il mese in cui gli acquisti hanno un forte impulso. In questo momento difficile Coldiretti chiede agli italiani di privilegiare il consumo di prodotti alimentari Made in Italy per aiutare l’economia, il lavoro e il territorio nazionale. Mesi fa è stata lanciata l’iniziativa #mangiaitaliano; come ha dichiarato il presidente nazionale Ettore Prandini si sottolinea come sia necessario attivare “misure di ristoro adeguate per l’intero sistema agroalimentare su cui ricadono gli effetti negativi delle chiusure e delle limitazioni del canale ristorazione”».
«C’è molta preoccupazione anche nel nostro settore – commenta in chiusura Cristiano Pasqualin, responsabile degli agriturismi Terranostra affiliati a Coldiretti – Dopo una primavera che ha visto solo degli zero, abbiamo recuperato qualcosa durante l’estate, ma siamo poi ripiombati nell’ultimo trimestre nelle chiusure. Il nostro spirito è positivo, sappiamo che quando la situazione sarà migliorata i nostri agriturismi saranno ottimi luoghi per accogliere turisti, per restare all’aria aperta, per evitare affollamenti. Noi siamo pronti a ripartire».