ROVIGO – Si è conclusa con ottimo riscontro di pubblico e di consensi la prima edizione della rassegna letteraria “Quello che le donne scrivono” organizzata dall’associazione culturale “Crams” e da Banca del Veneto Centrale, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Rovigo e delle rispettive Commissioni Pari Opportunità.
L’ultima tappa della kermesse dedicata alla letteratura al femminile ha avuto come protagonista Marzia Santella, che ha presentato il suo ultimo libro “Le domande inutili” (WE Gruppo Editoriale). «Senza dubbio alcuno, un’antologia di racconti molto interessante. Il libro contiene brevi storie e poesie per certi versi inquietanti, per altri invece divertenti e frizzanti come colei che le ha scritte». Queste le parole di Chiara Paparella, presidente del “Crams” e ideatrice del ciclo di incontri, nell’introdurre la serata.
Per i saluti di rito, la prima a intervenire è stata Laura Drago che, in rappresentanza del Consiglio di amministrazione di Banca del Veneto Centrale, ha sottolineato il valore sociale e culturale delle iniziative intraprese dall’istituto di credito per promuovere la parità di genere, che è premessa di crescita collettiva ed economica.
A seguire, la Consigliera di Parità della Provincia di Rovigo, Loredana Rosato che, nel suo intervento, ha auspicato la massima sinergia tra istituzioni, realtà economiche e mondo associativo al fine di colmare il divario e le sperequazioni esistenti tra i generi in ambito familiare, lavorativo ed anche economico. «La parità retributiva detiene un ruolo centrale nello sviluppo giusto della società – ha sottolineato la Consigliera – Purtroppo, nonostante la presenza in Italia di norme di tutela antidiscriminatoria delle donne nel mondo del lavoro spesso si incontrano difficoltà nel passaggio dalla teoria alla pratica. Ad esempio, nonostante la presenza di norme riguardanti la maternità, che garantiscono diritti importanti alle donne lavoratrici, nell’esecuzione pratica vi sono ancora grandi criticità dimostrate dagli abbandoni del posto di lavoro o la richiesta di part-time da parte di coloro che diventano madri». Rosato ha infine richiamato l’importanza dei centri antiviolenza, che svolgono un ruolo fondamentale nel fornire supporto alle vittime di violenza di genere.
L’ultimo dei saluti istituzionali è giunto da Daniela Guagliumi, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Rovigo, che ha voluto ringraziare i promotori della rassegna per la magnifica idea messa in campo: ovvero, riuscire a focalizzare l’attenzione su un tema come quello della scrittura al femminile, puntando i riflettori sulle menti, la creatività, l’indipendenza, le emozioni, l’impegno letterario e sociale delle donne. Un’iniziativa che, dopo l’aberrante femminicidio di Giulia Cecchettin ha acquistato una nota di valore aggiunto.
«Questi incontri letterari – ha commentato Guagliumi – hanno avuto un significato che non deve andare perduto: quello di valorizzare il pensiero al femminile e sottolineare ancora una volta che l’elaborazione del pensiero non è da ascrivere esclusivamente agli uomini. Con la scrittura si afferma la libertà di esserci come donne, la libertà di esprimere un pensiero altro, che è un capovolgere il punto di vista per conoscere il mondo in un modo diverso».
Daniela Guagliumi ha auspicato che, nel procedere sulla strada del femminismo, venga messa in campo ogni possibilità di incontro con il genere maschile, per averlo al proprio fianco e aprire insieme i cancelli della prigione della cultura dello stupro. Infine, in conclusione del suo intervento, ha letto alcuni passaggi del discorso fatto da Gino Cecchettin il giorno del funerale della figlia Giulia.
A questo punto la serata è entrata nel vivo. Al fianco di Marzia Santella la presenza della giornalista Irene Lissandrin, alla quale è stato affidato il compito di condurre il dialogo con la poliedrica autrice di Villadose.
Marzia nella vita, oltre a scrivere libri, è giornalista pubblicista ed è anche amministratrice dell’impresa commerciale di famiglia “Silvia Mode”. Nel presentarla al pubblico, Irene Lissandrin l’ha descritta come una scrittrice dallo sguardo attento e lucido che, con una particolare attenzione a persone, luoghi e profumi, riesce a raccontare diversi spaccati della vita quotidiana.
Passando al libro, l’immagine che appare in copertina è tratta da un quadro dell’artista e docente catanese Alfonso Restivo, conosciuto da stampa, social e tv come il ritrattista dei vip, che da anni racconta con le sue opere storie di cronaca nera che vedono donne vessate e violentate nella mente e nel corpo.
«Questa antologia – ha spiegato Irene Lissandrin – contiene 18 storie e 18 poesie. In ogni pagina, colma di dettagli e aneddoti, alcuni decisamente angoscianti, altri invece esilaranti, traspare una forte componente sarcastica, mai sprezzante, e un’ottima capacità descrittiva che consente al lettore di entrare passo passo nelle vicende narrate».
Alla domanda: «Quali sono le domande inutili?», posta con garbo dalla giornalista, è giunta semplice e schietta la risposta di Marzia: «Sono quelle domande che spesso vengono poste perché, per pigrizia o per disattenzione, non si ha voglia di ascoltare o di osservare con maggiore cura. Se ci sforzassimo di essere più attenti, la soluzione sarebbe facile e scontata».
Il dialogo a due, guidato dalle puntuali e circostanziate domande di Irene Lissandrin, è proseguito con stimolanti riferimenti al libro. Un percorso punteggiato di analogie con esperienze vissute dalla stessa autrice, la quale ha confessato la sua passione per i nomi desueti. «La scelta di dare ai protagonisti dei miei racconti nomi caduti in disuso – confessa Santella – nasce, da una parte, dalla mia passione per i libri di Andrea Vitali e, dall’altra, dal desiderio di recuperare un patrimonio di nomi ormai caduti nell’oblio ma che evocano storie di vite vissute che vorrei mettere in risalto. I nomi li cerco nei cimiteri, leggendo i necrologi e quando mi colpiscono me li annoto. Quando trovo la storia giusta per loro, per me diventano compagni di viaggio indimenticabili».
Quello che si vuole investigare con queste storie, scritte da un’autrice interessata ad analizzare le infinite sfumature della psiche umana, è fino a che punto una donna o un uomo possono spingersi, seguendo i loro impulsi e le loro passioni. Talvolta possono arrivare a fare cose belle, ma molto più spesso arrivano a cose atroci. «Da scrittrice ho fatto morire, ovviamente solo sulla carta, cognate, suocere, mogli, mariti e persino un parroco».
I racconti di Marzia sono animati da persone normalissime, a cui nessuno presterebbe particolare attenzione. Proprio questo basso profilo diventa, nei suoi racconti, uno scudo perfetto per le loro malefatte. Nessuno, infatti, immagina il lato oscuro che questi personaggi covano nel cuore, anche se talvolta si dovesse trattare di legittima difesa. Gli assassini che incontriamo potrebbero somigliare a persone che ciascuno conosce nella vita di tutti i giorni. «La mano sul fuoco non si può mettere più per nessuno. Ce lo insegna, purtroppo, la cronaca nera costellata da persone integerrime e tranquille che prima degli efferati delitti compiuti non sarebbero mai stati considerati colpevoli», ha commentato Marzia Santella.
Il suo messaggio è chiaro: se si vuole conoscere davvero la verità dietro l’agire delle persone, bisogna essere pronti ad andare in profondità; coloro che restano solo in superficie non comprenderanno mai la complessità della natura umana.
Con gli applausi del pubblico, foto di rito e firmacopie, è così calato definitivamente il sipario sulla fortunata rassegna letteraria, che ha inteso considerare la sensibilità femminile come protagonista nel supportare e promuovere i grandi cambiamenti che la nostra epoca sta affrontando.
La kermesse è stata ricca di contenuti scanditi dagli interventi di sei valenti autrici polesane in dialogo con altrettante brave giornaliste. «L’associazione culturale “Crams” e Banca del Veneto Centrale – ha dichiarato Chiara Paparella – si sono fatti portavoce di queste istanze, attraverso la creazione di un salotto letterario che ha affrontato le tematiche legate alla parità di genere e dato testimonianza del percorso interiore intrapreso dalle singole autrici. Una staffetta che ha imposto garbatamente un’intesa rispettosa tra le scrittrici stesse, chiamate a dialogare e ad incrociare l’intimo percorso dei loro pensieri, condividendo un progetto comune in progress».
Il coinvolgimento di un pubblico attento ed eterogeneo ha costituito la più gratificante nota di merito per l’impegno profuso dai promotori di questa iniziativa, alla quale va reso merito di aver saputo tessere una trama di mutua intesa solidale e culturale tra le protagoniste degli incontri, il pubblico presente e le stesse istituzioni.