ROVIGO – Sono più di 97mila gli indigenti in Veneto e anche se le maggiori difficoltà alimentari si registrano in altri territori, dalla Sicilia alla Calabria fino in Lazio, anche nel Nord del Paese, alle prese con la devastazione del Coronavirus, non mancano gravi situazioni di povertà. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti sulla emergenza alimentare in Italia dopo le misure varate dal Governo, sulla base dei dati della relazione annuale Fead del giugno 2019.
Anche nei nostri territori aumenta la domanda di aiuto per il cibo, a causa delle conseguenze economiche provocate dall’emergenza da Coronavirus. Ad essere più colpite le persone senza fissa dimora, gli anziani sopra i 65 anni e i bambini di età inferiore ai 15 anni che ricevono cibo distribuito grazie alle donazioni e con i fondi Fead attraverso l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) grazie ad associazioni come Banco Alimentare Roma, Banco delle opere di Carità, Caritas Italiana, Comunità di S. Egidio, Croce Rossa Italiana, Fondazione Banco Alimentare e Associazione Sempre Insieme per la Pace.
«Come è stato previsto nel provvedimento Cura Italia con l’importante aumento di 50 milioni del fondo per l’aiuto agli indigenti, chiediamo ai Sindaci del Veneto – dichiara Daniele Salvagno, Presidente di Coldiretti Veneto – di destinare all’acquisto di prodotti alimentari Made in Italy e locali le nuove risorse rese disponibili per buoni spesa, buoni pasto o generi di prima necessità. È importante far giungere sulle tavole dei più bisognosi la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti, sostenendo in questo modo anche l’economia agricola della nostra regione che in molti settori si trova in grande difficoltà con il blocco delle esportazioni e la chiusura di bar ristoranti e mense».
Coldiretti Veneto ricorda anche la presenza e l’attività di un migliaio di aziende di Campagna Amica impegnate nella vendita diretta e di quasi 200 coinvolte sin dall’inizio dell’emergenza nella consegna a domicilio del “pacco salva dispensa”. «Con 62 mila imprese agricole totali – sostiene Coldiretti Veneto – ci sono inoltre tutti i presupposti per dare priorità alla presenza di prodotti a kmzero nelle mense collettive in attività nelle strutture socio sanitarie».