Daniela Gambaro ha presentato il suo “Verdissime”: racconti di giovani ragazze tra sfide e inquietudini

L’ultima fatica dell’autrice e nota sceneggiatrice adriese presentata a Rovigo alla rassegna “Quello che le donne scrivono”, ciclo di incontri letterari dedicato alle autrici polesane

Nella foto, da sinistra: Chiara Paparella. Daniela Gambaro e Giorgia Brandolese

ROVIGO – Nella suggestiva cornice di Palazzo Casalini, sede rodigina di BVR Banca Veneto Centrale, giovedì 5 dicembre scorso, l’autrice e sceneggiatrice adriese Daniela Gambaro ha presentato il suo libro “Verdissime”, edito da Nutrimenti.

A introdurre l’evento inserito nell’ambito della rassegna “Quello che le donne scrivono” – penultimo incontro del ciclo di appuntamenti letterari organizzati dall’Associazione Culturale “CRAMS” e da BVR Banca Veneto Centrale – è stata Chiara Paparella, ideatrice del progetto, che nel suo saluto iniziale ha ricordato le specificità di questa manifestazione, nata proprio con l’obiettivo di mettere in luce e valorizzare i talenti locali al femminile. «Stiamo riscontrando una partecipazione di pubblico che ha superato ogni nostra aspettativaha detto Paparella, visibilmente soddisfatta – Il successo di questa nostra seconda edizione registra la curiosità e l’interesse verso le autrici polesane e conferma la voglia di conoscersi e confrontarsi sui temi della parità di genere, ambito che travalica e non si esaurisce nella triste questione dei “femminicidi”. È per noi motivo di grande soddisfazione avere nostra ospite Daniela Gambaro, sia dal punto di vista umano e sia per ciò che rappresenta sul piano dei risultati conseguiti».

Daniela Gambaro è nata ad Adria nel 1976. Vive a Roma, dove lavora come sceneggiatrice per il cinema e per la tv. Tra i suoi lavori, le serie tv: “Tutto chiede salvezza”, “Lidia Poet”, “Le indagini di Lolita Lobosco”, i film: “Zoran, il mio nipote scemo” (Film vincitore della Settimana della Critica alla 70’ Mostra del cinema di Venezia), “Cronofobia” (Premio Max Ophuls 2019 per la miglior sceneggiatura) e la raccolta di racconti: “Dieci storie quasi vere”, edita da Nutrimenti, vincitrice del Premio Campiello Opera Prima 2021 e menzione speciale alla XXXII edizione del Premio Italo Calvino.

A colloquiare con l’autrice è intervenuta la giornalista Giorgia Brandolese. Un dialogo frizzante, quello tra Gambaro e Brandolese, scandito da riflessioni e battute pertinenti che è stato molto apprezzato dal pubblico. La scrittrice, sollecitata dalle domande della sua intervistatrice, ha illustrato ai convenuti l’ispirazione e la genesi di questa sua seconda raccolta di racconti.

A fronte della domanda iniziale di Brandolese del perché l’autrice abbia scelto la forma narrativa del racconto, invece del romanzo, l’autrice ha risposto senza esito alcuno che «Il racconto è una forma espressiva affascinante, che concentra il ‘molto’ in poco spazio, facendo intravedere qualcosa e mettendo in moto la curiosità verso la porzione di racconto mancante».

Le protagoniste degli undici racconti raccolti in “Verdissime” sono per lo più adolescenti. Ragazze apparentemente fragili ma dalla volontà di ferro, come Marta, la protagonista del primo racconto, “Rimedi per il singhiozzo”, che, sapendo la facilità con cui il padre si abbandona all’ira e temendo che possa fare una brutta figura di fronte alla donna con cui si frequenta, non gli rivela di essere riuscita a liberarsi da un molestatore sulla spiaggia, o come la ragazza al centro dell’”Anno del bambino” che va a cercare la tomba del fratello morto prima della sua nascita e riesce ad aiutare la madre che nascondeva dentro di sé l’angoscia di questa perdita. Ci sono i primi amori, le grandi amicizie, le delusioni lancinanti, il desiderio di trovare un adulto di riferimento, e poi c’è Axenia, una giovane moldava che arriva in Italia affrontando terribili disavventure e che lavora a casa di Thomas, affezionandosi alla sua Linda: anche lei è una “verdissima”, non in senso anagrafico ma come spirito e comportamento.

C’è un filo che accomuna quasi tutte le storie legandole in maniera invisibile ed è quello della solidarietà, della sorellanza femminile: bambine senza madre che la cercano e la trovano in altre figure materne, ragazzine che cercano dei modelli femminili a cui legarsi o si appoggiano all’amica del cuore, giovani donne che aiutano e proteggono ragazzine che si affacciano alla vita e che già conoscono la brutalità della violenza maschile. Un’amica, un’insegnante di ginnastica, la madre di un’amica, una compagna di viaggio risultano figure fondamentali nella crescita di queste “piccole donne”.

Daniela Gambaro, pur vivendo da anni nella capitale, non ha mai dimenticato Adria e il suo Polesine. Spiega ai presenti come sia difficile per lei immaginare un’ambientazione per le sue storie senza fare riferimento alla natura, all’acqua, ai colori sfumati dalla nebbia che caratterizzano la sua terra di origine. Come autrice ha scelto di scrivere e raccontare solo ciò che conosce. Le vicende da lei narrate sono in gran parte vere, sebbene romanzate, e ruotano tutte attorno a bambine, ragazze e donne che affrontano con intensità i loro desideri e le sfide quotidiane. Non è un caso se tutti questi racconti sono ambientati tra gli anni Ottanta e Duemila e non nella contemporaneità. «Per me era un’ambientazione più coerente con la mia esperienza personale e il mio percorso, anche se le sensazioni e i sentimenti legate alla crescita sono comuni, in ogni epoca. Mi piacerebbe che le ragazze si riconoscessero negli stati d’animo che racconto», ha commentato l’autrice.

La conversazione tra Gambaro e Brandolese è risultata piacevole e capace di suscitare forti emozioni. I contenuti delle storie sono stati esposti con semplicità e chiarezza, affascinando i convenuti che avessero o meno già letto il libro. La serata si è conclusa tra gli applausi del pubblico e il tradizionale firmacopie.

Il ciclo di incontri, che vanta il patrocinio della Regione Veneto, della Provincia e del Comune di Rovigo e della Consigliera Provinciale di Parità, andrà a concludersi il prossimo giovedì 12 dicembre – sempre a Palazzo Casalini alle ore 17.30 – con la scrittrice Elisa Giacometti e il suo ultimo libro: “Le chiavi dei desideri”. L’incontro sarà moderato dalla giornalista Irene Lissandrin.

La rassegna “Quello che le donne scrivono”, giunta alla sua seconda edizione, intende configurarsi come un percorso volto a coniugare la scoperta della scrittura al femminile polesana con l’approfondimento della conoscenza dell’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 5 dell’Agenda 2030, quello sulla “Parità di genere”, incentrando gli appuntamenti su tematiche che coinvolgono la vita quotidiana.

Info: Associazione Culturale CRAMS – Tel. 328.4532974 – Mail: segreteria@associazionecrams.it