VENEZIA – Zaia ha chiesto al Governo lo stato d’emergenza per il granchio blu: l’ha affermato durante la conferenza stampa in diretta di questa mattina.
«Ringraziamo il presidente Luca Zaia per il suo intervento nei confronti del Governo – commenta Carlo Salvan vicepresidente di Coldiretti Veneto – perché è davvero necessario per un settore lavorativo tra i più importanti del Polesine. Il granchio sta provocando ingenti perdite alla categoria pesca e acquacoltura ed è diventato velocemente un’emergenza: Coldiretti ha sempre portato ai tavoli istituzionali il punto della situazione chiedendo più attenzione a questo fenomeno che ora ha dimensioni inquantificabili. Più volte abbiamo ribadito che le lagune polesane erano in uno stato di sofferenza ambientale che ha provocato altri disagi, sia economici che sociali, perché, se non raccogli più vongole, non c’è più lavoro per gli addetti. E probabilmente non se ne raccoglieranno per molto tempo».
Le perdite economiche riguardano sia il prodotto maturo che quello presente nelle nursery, le zone di semina. Questi crostacei stanno mangiando avidamente e indistintamente i molluschi che trovano nelle lagune. «Abbiamo chiesto da subito di valutare l’impatto sulle specie ittiche tramite la Ricerca e gli istituti scientifici nel nostro Paese – prosegue Salvan – per fare una previsione di cosa accadrà ai nostri ambienti e per rispondere alle domande dei pescatori che attualmente vivono di sola molluschicoltura».
Il crostaceo in questione, non autoctono e decisamente invasivo, sta devastando le aree di produzione di vongole e cozze nella zona di pesca e molluschicoltura nel Delta del Po perché si ciba proprio di queste specie privando il raccolto agli operatori di questo settore economico riconosciuto tra le eccellenze imprenditoriali polesane e non solo. La zona maggiormente interessata da questa specie aliena, nome scientifico Callinectes sapidus chiamato ‘blu’ per le sfumature colorate presenti sul carapace e le chele, è quella che va da Rosolina a Porto Tolle nel rodigino e a Goro nel ferrarese; il granchio è già presente anche nella sacca Toro a Chioggia dove la situazione si sta aggravando.
«Coldiretti quotidianamente fa una ricognizione della situazione, che purtroppo si sta aggravando di giorno in giorno – conclude Salvan – una situazione che è precipitata nel giro di qualche settimana. Abbiamo dimostrato che il granchio si può mangiare, ma non è la soluzione; peraltro il problema potrebbe peggiorare in quanto il granchio si somma ad altre sofferenze del settore, come il cambio climatico e la mancata vivificazione delle lagune che hanno provocato diverse morie negli ultimi anni. Parallelamente stiamo cercando soluzioni per lo smaltimento massivo, si stima che ogni giorno vengano raccolti in media 140 q di granchi per liberare le lagune e solo una piccola percentuale viene conferita al mercato ittico, tutto il resto va smaltito, ma ormai da inizio emergenza si parla di tonnellate di prodotto da eliminare. Le aziende si aspettano soluzioni e strumenti per continuare a produrre queste eccellenze degli orti di mare. Ci sono a rischio migliaia di posti di lavoro e la chiusura di filiere».