ROVIGO – Con il giallo “Il collegio dei segreti” la scrittrice rodigina Patrizia Ferrante è arrivata al suo terzo romanzo. L’opera, pubblicata da Aletti Editore, è stata presentata venerdì scorso dall’autrice a “Quello che le donne scrivono”, ciclo di incontri letterari al femminile organizzato dall’associazione culturale “Crams” e da Banca del Veneto Centrale, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Rovigo e delle rispettive Commissioni Pari Opportunità.
Dopo i saluti istituzionali a cura di Bruno Candita, intervenuto in rappresentanza della banca, la serata è stata introdotta da Chiara Paparella che, dopo aver ricordato i tratti salienti della rassegna, pensata anche per incoraggiare la creatività letteraria delle donne e promuovere le esperienze di scrittura che maturano nell’area polesana, ha presentato la scrittrice e la sua intervistatrice.
Nella suggestiva cornice del salone d’onore di Palazzo Casalini, alla presenza di un pubblico curioso ed attento, è quindi iniziato il dialogo tra l’autrice e la giornalista Natascia Celeghin.
Patrizia Ferrante è un’insegnante di Rovigo con l’hobby della scrittura che nel dicembre 2016, come lei stessa ha raccontato, ha iniziato a scrivere per rompere il silenzio del lutto dato dalla perdita del marito Ermanno. Le domande iniziali, poste con misurato garbo da Natascia Celeghin, erano tese a far emergere molto della sfera privata della scrittrice, che, tuttavia, non ha esitato a dare risposte chiare e convincenti. Anzi, ne ha parlato volentieri, spiegando anche come l’elaborazione di un lutto sia un’operazione delicata che richiede tempo e molto altro di non ben definito, poiché non esiste un modo preciso di compierla, ciascuno di noi deve trovare il proprio modo.
Di fronte alla domanda: «La scrittura può aiutare?» Patrizia ha risposto di sì, augurandosi anche che molte lettrici, attraverso le sue storie, possano trovare ispirazione e forza per reagire e superare situazioni di dolore. Del resto, lei è un’ottimista di natura. In fondo a tutto ciò che la riguarda o che scrive, Patrizia lascia sempre trasparire una luce capace di infondere speranza. «Da parte mia sono convinta che – ha affermato la scrittrice – inesorabilmente il bene vince sul male. Con dei tempi e delle modalità non nostre, ma vince».
Ebbene, il libro “Il collegio dei misteri” ci introduce in uno scenario ricco di mistero. In uno dei più prestigiosi collegi londinesi accadono fenomeni inspiegabili, che coinvolgono l’intero istituto. Convinta di risolvere il problema, la direttrice licenzia l’insegnante che pensa sia causa di tali fatti, ma una paura sempre maggiore si diffonde tra le educande.
«Il libro appassiona e lo si legge in un baleno – ha commentato la giornalista Celeghin – Mistero e ingiustizia fanno da sfondo alle vicende che coinvolgono due amiche, insegnanti in un collegio. Potrei dire che il tema preminente è la “sorellanza”, quella solidarietà al femminile che spesso manca nella realtà di tutti i giorni. In ogni pagina la trama avvincente incuriosisce il lettore così come il susseguirsi dei personaggi che ne catturano l’attenzione».
Ecco, per sommi capi, senza rivelare i misteri che incombono nel racconto, il principale leitmotiv che sostiene l’intreccio del romanzo: l’amicizia femminile. Parliamo di un sentimento universale, che ritroviamo in tutte le letterature del mondo, declinato nelle sue diverse espressioni, compreso la sorellanza, cioè quello speciale legame che unisce le sorelle, e che è diventato un sentimento di reciproca solidarietà fra donne, basato su una comunanza di condizioni, esperienze, aspirazioni.
È la stessa Ferrante a dirci di credere molto nell’amicizia: «non solo quella che si manifesta nei momenti di dolore, ma soprattutto quella che porta a condividere i momenti di gioia e di successo, senza trasformarsi in invidia per l’amica». Si tratta di un’alchimia dalle mille sfaccettature, che col passare del tempo assume forme diverse, funzionando come collante per superare periodi complicati o per gioire della felicità di ciascuna. Essa si nutre di complicità, di reciproco sostegno e comprensione.
Natascia Celeghin con le sue domande ha continuato a indagare. Da brava giornalista ha cercato di far emergere molti altri elementi del libro, con l’obiettivo di consegnare al pubblico presente un quadro completo sia del racconto e sia del contesto nel quale è maturato. Ovviamente non potevano mancare stimoli che inducessero l’autrice a dare spiegazioni circa l’alone di mistero e soprannaturale che incombono sulla storia.
«Amo avventurarmi tra narrativa e mistero – ha spiegato la scrittrice – perché mi permette di dar sfogo a quella fantasia che mi porta a scoprire certi lati oscuri dell’essere umano. Quando inizio un libro ho già un’idea che però prende forma pagina dopo pagina, portandomi piano piano alla meta. È un viaggio tra mente e sentimento in cui cerco di trovare il giusto equilibrio per dare alle parole il valore che meritano».
Patrizia Ferrante sa usare bene la penna. Come autrice è pienamente consapevole che la parola ha un grande peso e chi scrive ha una grande responsabilità nei confronti del lettore: «Ecco perché in ogni mio romanzo – ha sottolineato la scrittrice – c’è un raggio di sole che illumina anche una goccia di rugiada nascosta in un esile filo d’erba».
Gli omaggi floreali, accompagnati dai saluti della presidente del “Crams”, Chiara Paparella, le foto di rito e il firmacopie hanno arricchito l’incontro culturale con la scrittrice Patrizia Ferrante che con commozione e gratitudine ha ringraziato tutti per la calorosa accoglienza e cordialità degli intervenuti.
Il prossimo appuntamento della rassegna letteraria si terrà giovedì 7 dicembre, sempre alle ore 17.30 a Palazzo Casalini. Ospite della serata sarà Marzia Santella, autrice del libro “Le domande inutili”. Nel corso dell’incontro la scrittrice dialogherà con la giornalista Irene Lissandrin.