ROVIGO – Giuseppe Marchiori, celebre polesano del Novecento, critico e uomo di cultura, è stato il tema al centro della serata organizzata dalla delegazione rodigina del Fai, guidata da Daniel Fusaro. L’incontro, svoltosi in modalità online mercoledì 17 febbraio, ha avuto quale relatore il direttore della Cittadella della Cultura di Lendinara, Nicola Gasparetto, che ha illustrato esaustivamente l’immagine e l’importanza del celebre intellettuale polesano.
Giuseppe Marchiori, nato a Lendinara nel 1901, ha rivolto totalmente il suo impegno alla critica d’arte dai primi anni ‘30 fino alla fine degli anni ‘70.
«Questa immagine – ha esordito il direttore Gasparetto – è una foto di Ca’ Dolfin, palazzo cinquecentesco, dove egli nacque, attinta dall’archivio della famiglia Marchiori e conservata nella sede della nostra Biblioteca».
«La passione per la fotografia– ha proseguito il relatore – venne coltivata proprio dai Marchiori che ne sono stati pionieri nel contesto lendinarese; il nonno, Domenico, fu probabilmente il primo che in famiglia cominciò a dilettarsi con riprese fotografiche, per questo, nel nostro archivio abbiamo quasi un migliaio di negativi su lastra che spaziano tra gli ultimi due decenni dell’Ottocento e i primi anni del Novecento documentando questa passione».
L’immagine successiva è un autoritratto fotografico di Domenico Marchiori, il nonno che ebbe una notevole influenza sulla formazione del nipote; egli fu autore del progetto del vasto giardino romantico che realizzò alle spalle di Ca’ Dolfin, ancor oggi ammirabile.
Dalla nascita fino agli anni ‘20 il legame di Giuseppe Marchiori è stato molto radicato nella famiglia la quale ha avuto un ruolo di primo piano sulla scena sociale ed economica lendinarese.
Marchiori stabilì una profonda amicizia con i protagonisti della Rovigo degli anni 1920-30, in particolare con poeti e scrittori quali: Livio Rizzi, Gino Piva e il poeta drammaturgo Eugenio Ferdinando Palmieri. Avvenne proprio a Rovigo il suo debutto sulla carta stampata; i suoi primi impegni come giornalista, legato soprattutto alle cronache letterarie, nelle testate rodigine fra il Corriere del Polesine e La Voce del Mattino, diffuse nella nostra provincia in quegli anni.
Prima ancora che artistica, è stata la passione letteraria che lo ha portato a misurarsi con la poesia vernacolare, dialettale con particolare attenzione al mondo contadino. L’Almanacco del Polesine edito a Lendinara, del 1932, opera composta a quattro mani con Eugenio Ferdinando Palmieri, ha consegnato il suo migliore omaggio alla cultura popolare di cui si sentiva un alfiere in quegli anni.
Alla fine del 1930 avviò la collaborazione con il quotidiano ferrarese Corriere Padano, diretto da N. Quilici, affermandosi presto tra i principali referenti per il settore artistico, insieme con i più noti V. Cardarelli, A. Venturi, A. Capasso. Negli stessi anni iniziò la collaborazione con la rivista L’Orto, creata nel 1931. Tra il 1941 e il 1943 fu inviato come ufficiale presso il Governatorato di Tripoli. Dopo il rientro in Italia collaborò con quotidiani come Il Mattino del Popolo, settimanali e periodici.
Giuseppe Marchiori ebbe la competenza e la capacità di realizzare anche grandi affreschi d’insieme come il volume: Scultura Francese Moderna, un ampio saggio dedicato alla scultura francese del novecento, edito in Italia ma poi rieditato più volte sia in Francia, Inghilterra, negli Stati Uniti, probabilmente una delle pubblicazioni di Marchiori che ebbero maggiore diffusione internazionale. A suggellare questo suo legame con la scultura un ritratto di Marchiori realizzato da uno scultore spagnolo, Pablo Serrano, a metà degli anni ‘60, opera che per concessione della famiglia viene conservata nell’Archivio.
Nominato ispettore onorario ai Monumenti per la provincia di Rovigo all’inizio degli anni Cinquanta, Marchiori ha partecipato al primo censimento delle ville venete; membro dell’Accademia Linguistica di Belle arti di Genova e dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, morì a Lendinara il 5 dicembre del 1982.
Si è detto delle radici lendinaresi però, da sempre, la famiglia Marchiori si è mossa tra due poli: Lendinara e Venezia, dove c’era una storica residenza in Calle larga S. Marco, proprio all’ombra della Basilica.
Tra le sue pubblicazioni – di cui si conservano molti autografi nella Biblioteca civica di Lendinara – oltre a quelle citate, si ricordano: “Follia di Van Gogh”, in La Voce del mattino, 26 apr. 1930; La pittura straniera nelle collezioni italiane, Torino 1960; Polesine, con S. Zanotto, Venezia 1971; Morra. Scultura e Pittura, Milano 1982 e altre.