Adria (RO) – Significativa la conferenza sui “teatri dell’Ottocento ad Adria” promossa lunedì scorso in sala Federighi dalla Biblioteca comunale “Luigi Groto”. L’evento culturale, introdotto da Monica Stefani, ha registrato come relatore Alessandro Ceccotto, studioso di storia locale che ha descritto i vari teatri che si sono susseguiti ad Adria nel XIX secolo.
In apertura Ceccotto ha parlato brevemente degli spettacoli che si tenevano in diverse case private tra sette/ottocento e del teatro non realizzato dell’architetto neoclassico Selva, che ha progettato la facciata della Fenice di Venezia. L’autore si era già occupato di questo argomento nel Numero Unico settembrino della Pro Loco di Adria del 2007 e nell’ occasione dell’evento organizzato a palazzo Tassoni ha presentato documenti di recente rinvenimento.
Il relatore ha descritto il Teatro di Santo Stefano (realizzato adattando una chiesa sconsacrata nel 1803) chiuso nel 1808; nel 1813 il Teatro Fidora/Orfeo, che nella sua vita durata più di un secolo ha visto cambiare la proprietà per ben sette volte, definito dopo i lavori di restauro del 1846 una “piccola Fenice”; poi l’Arena Zen (1855/1889) di cui non si conosce la proprietà, ma si sa solo che si trovava nell’area in cui sorge il Teatro Comunale, in piazza Cavour (da non confondere con il teatro Zagato o Estivo realizzato nel 1924); abbiamo poi il Teatro Politeama realizzato nel 1878 dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso ed incendiato dolosamente nel 1921. Al suo posto l’imprenditore Candido Forzato realizzò delle case che presero il nome di vicolo Forzato.
Poi si ricorda il piccolo teatrino di S. Nicola (definito quasi sempre solo Nicola), il quale ha avuto vita breve, dal 1870 al 1889 al massimo.
«Di questo teatro non si conosce la proprietà e fino a poco tempo fa non si sapeva nemmeno dove fosse ubicato – ha spiegato Ceccotto – Si sono trovati diversi documenti nell’Archivio Storico Comunale, che riguardano solo problemi di sicurezza e ne deve avere avuti molti, visto che aveva un unico piccolo accesso, le finestre avevano le sbarre, le decorazioni interne erano in legno e cartone, scale per la loggia piccole e strette e vi si permetteva di fumare. Chiuso tra la fine del 1888 e gli inizi del 1889, il locale venne trasformato in una chiesa evangelica. Non deve stupire questo uso, di chiese evangeliche ne sono esistite almeno altre due in epoche diverse: in piazza Garibaldi e in piazza Alberto Mario nell’area ora adibita a giardino della Canonica della Cattedrale. Comunque, anche la chiesa evangelica ebbe vita breve, nel 1891 i fratelli Dan, ex operai delle officine Zangirolami, aprirono una piccola officina con fonderia che portarono avanti fino agli anni Venti del secolo passato. Il locale venne poi acquistato da un’impresa cittadina che lo usò e lo usa tuttora come deposito».
Ma dove si trovava? Veniva sempre collocato in riviera Borghetto, tra il ponte di S. Pietro e il ponte della Tomba (poi riviera e ora corso Mazzini), ma dove esattamente? Un piccolo (ma di grande aiuto) articolo del 1903 comparso nel “Corriere del Polesine” afferma che la fonderia Dan si trova in via Burbera, una laterale della riviera Borghetto.
«Con una breve ricerca sul posto si è individuato immediatamente l’unico edificio papabile – ha commentato Ceccotto – Con l’aiuto dei proprietari si è saputo che dopo l’acquisto vi erano ancora le tracce sul pavimento dei macchinari dell’officina e fonderia e poi vi è rimasta una parte del palcoscenico, sotto al quale si trovano dei ripostigli. In poche parole, il Nicola esiste ancora, anche se è diventato il magazzino di un’impresa funebre. Unico Teatro dell’Ottocento rimasto in piedi».