La pesca veneta necessita dell’attenzione del Governo e Coldiretti Impresapesca è riuscita a incontrare il sottosegretario e la dirigenza del Mipaaf nella giornata di giovedì 17 febbraio, per discutere le problematiche del settore. Oltre al presidente nazionale Ettore Prandini che si è sempre dimostrato vicino ai temi degli operatori della pesca e dell’acquacoltura, la delegazione veneta era capitanata dal direttore regionale Marina Montedoro, i due direttori delle Coldiretti interessate dal settore Silvio Parizzi per Rovigo e Giovanni Pasquali per Venezia e il responsabile Impresapesca per Coldiretti Veneto Alessandro Faccioli; dall’altra parte del tavolo il senatore Francesco Battistoni, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali del Governo Draghi e Riccardo Rigillo, Direttore Generale della direzione generale della pesca marittima e dell’acquacoltura nell’ambito del Mipaaf.
L’ordine del giorno, molto nutrito, riguardava la vivificazione delle lagune e l’interramento delle bocche per l’uscita dei mezzi, oltre al ritardo del completamento dei porti. «Abbiamo elencato tutte le criticità del settore pesca e dell’acquacoltura vissute quotidianamente dal nostro territorio – spiega Parizzi – perché se non si interviene in tempi brevi si rischia di compromettere un’attività che non solo da occupazione a 2500 addetti, tra mare e lagune, ma anche la qualità e la biodiversità di un ambiente unico nel suo genere».
«La manutenzione delle lagune e dei porti è un argomento ostico – prosegue Parizzi – L’interruzione dei finanziamenti e degli interventi hanno portato inevitabilmente al soffocamento delle lagune e al conseguente calo di produzione. Le lagune però non sono ambienti statici; essendo ‘a valle’ subiscono i problemi che partono ‘a monte’. La gestione delle acque va trattata nel complesso, in funzione di tutto il percorso e l’agricoltura non è la sola a dover investire. Le lagune – prosegue Parizzi – non sono solo un luogo di lavoro, sono molto di più. Non è solo un luogo di pesca e di attività commerciale, si tratta anche di paesaggio, è un vero e proprio habitat naturale che ha un ritorno anche dal punto di vista turistico. Ricordiamoci che tutto l’indotto si riversa sul territorio. Quindi non siamo stati a Roma per lamentarci, ma per riferire che se c’è progettazione, se c’è lungimiranza, se si trovano risposte strutturali, tutto questo da più ossigeno a tutti, non solo al mondo pesca».
«Sono certamente tutte questioni note – prosegue Faccioli – perché non sono problemi recenti. Viviamo una sorta di situazione boomerang: le soluzioni adottate negli ultimi anni per tamponare e per permettere al settore di continuare a lavorare non sono state efficaci, facendo così il problema torna indietro ogni volta. Ma non si può non sottolineare che se non ci saranno interventi strutturali, non si salvaguarderà il lavoro di migliaia di persone ed è anche una questione di sicurezza, perché l’interramento delle bocche può mettere a rischio le vite umane».