ROVIGO – Per dare battaglia al cibo sintetico scendono in campo anche i giovani di Coldiretti del nostro territorio. Lunedì 24 ottobre durante il secondo incontro dell’Academy alla presenza del segretario generale Vincenzo Gesmundo e dell’Europarlamentare Paolo De Castro, il delegato degli under 30, Marco De Zotti, ha lanciato l’appello a tutti i colleghi provinciali invitandoli a dare l’esempio e a farsi promotori della raccolta firme su tutto il territorio. L’invito è stato subito accolto dalla delegata Federica Vidali, prima firmataria della petizione per la provincia di Rovigo.
La campagna per dire no ai prodotti Frankenstein e sì a una sana alimentazione vede in prima linea Coldiretti, Fondazione Campagna Amica, Filiera Italia e World Farmers Markets Coalition. A fianco ci sono giù tutte le articolazioni della struttura Coldiretti, sia interne che esterne, tutti coinvolti in un impegno corale a sostegno del “Made in Italy”.
Sabato 29 mattina partirà la raccolta firme anche al mercato di Campagna Amica Rovigo, dove Coldiretti predisporrà un info point ad hoc.
Come ben espresso dal segretario generale Gesmundo durante la videocall, questo nuovo business nasconde rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale e a minare le basi della dieta mediterranea.
«Latte senza vacche – commenta Federica Vidali, di Giovani Impresa Rovigo – uova e carne senza animali e pesce finto sono solo alcune delle ricette che le multinazionali stanno testando in laboratorio e che, se non vengono fermate, approderanno presto sui nostri mercati. Per questo noi abbiamo iniziato a raccontare cosa si cela dietro questo business, ma soprattutto cosa potrebbe accadere: il cibo sintetico cancellerebbe la nostra storia agroalimentare, le nostre professionalità, la qualità dei nostri prodotti, tradizione e identità di un territorio. Il cibo sintetico si candida a sostituire quello naturale, ma nasconde una profonda contraddizione: si spaccia come socialmente e ambientalmente sostenibile e si propone di sfamare le popolazioni, ma in verità mina alla nostra salute perché si tratta di cellule di embrioni lavorate in bioreattori grazie a tecniche ingegneristiche e soprattutto, non salva l’ambiente e non consuma meno acqua o energia degli allevamenti tradizionali, ci sono numerosi studi a riguardo».
«Serve un segnale chiaro dall’Unione Europea che deve dimostrare di stare dalla parte giusta – conclude Vidali – Il mese scorso in visita alle istituzioni di Bruxelles abbiamo posto tante domande sull’argomento e avevamo già segnalato la nostra posizione come Coldiretti. Per qualsiasi informazione noi siamo disponibili, vi aspettiamo sotto i nostri gazebo per le vostre firme!».