Occhiobello (RO) – Entro fine maggio entreranno in funzione tutti i servizi localizzati all’interno della nuova ala della casa di cura “Santa Maria Maddalena” a Occhiobello. L’ampliamento è il settimo in ordine di tempo e si estende per circa 1900 metri quadrati: programmato in “era” pre-Covid, ha impegnato la direzione della struttura per circa sei anni.
«L’investimento – spiega l’Ad della casa di cura, Vittorio Morello – è stato di oltre 8 milioni di euro, il tutto a km0, perché realizzato avvalendoci di sole ditte locali, a tutto vantaggio della comunità». La struttura è, di fatto, una nuova ala destinata alla chirurgia ad alta complessità, principalmente protesica ed urologica. Due le nuove sale operatorie, una delle quali è “ibridizzabile”, in grado di essere utilizzata, cioè, per interventi chirurgici sotto guida radiologica e quindi, in prospettiva, per realizzare interventi di cardiochirurgia.
«Interventi che noi, al momento, non effettuiamo – prosegue Morello – Ma, considerato che il nostro investimento si proietta nei prossimi 30 anni, ci siamo determinati a progettare una sala operatoria predisposta a tal fine: si tratta di una sala di 75 metri quadrati che corrisponde al massimo degli standard oggi previsti dalle normative in vigore, con sistemi di videointegrazione e schermi a sfioramento».
Il piano terra, in verità, è già operativo. «Vi abbiamo destinato i servizi di fisioterapia: la casa di cura fa molta attività protesica di ginocchio ed anca ed ha bisogno di spazi per la riabilitazione. Adesso – prosegue l’Ad – abbiamo una batteria di postazioni fisioterapiche che ci permettono di raddoppiare il volume di attività protesica attuale. Se oggi realizziamo 800 interventi di protesi all’anno, potremo arrivare tranquillamente a 1500».
Al primo piano sono ospitati 15 posti letto destinati anch’essi all’area ortopedica ed alla chirurgia della colonna vertebrale: le stanze sono finite e saranno disponibili entro la fine del mese di aprile, quando sarà terminato l’iter autorizzativo. Al secondo piano è localizzato il blocco operatorio che comprende non solo le due sale operatorie (in fase di collaudo), ma anche una “Recovery room” dove viene gestito il risveglio del paziente attraverso l’intervento di personale specializzato.
All’ultimo piano, infine, c’è la zona sterilizzazione, con una stanza ad hoc dove i ferri vengono continuamente sottoposti a trattamento e verificati per garantire un maggiore livello di sicurezza rispetto agli standard finora utilizzati. «Complessivamente contiamo di inaugurare tutti i servizi nel prossimo mese di maggio – sottolinea Morello – Aver portato a termine un intervento così importante nel mezzo della pandemia è stata una vera sfida. Del resto, siamo cresciuti in mezzo a grandi difficoltà: dall’alluvione del 1951 alla pandemia in corso siamo stati periodicamente segnati da eventi avversi, ma siamo sempre andati avanti. Contiamo che la struttura, per la tecnologia di cui si è dotata e per le dimensioni raggiunte, sarà in grado di rispondere alle esigenze di sanità del territorio per i prossimi trent’anni. Noi siamo fiduciosi, anche perché si è creato in Italia e nel nostro territorio un arretrato di prestazioni che non sono state erogate e di cui la popolazione ha estremo bisogno. Il nostro auspicio è che la nostra nuova capacità erogativa verrà sfruttata dalla Ulss”.
Infine, le ricadute occupazionali: saranno creati una decina di nuovi posti di lavoro.