ROVIGO – Il Giappone, pur con la sua millenaria storia era sempre apparso agli europei un mondo lontano; a inizio 900 un esotismo apprezzato da pochi si trasforma nell’approfondimento di una cultura prelevando interesse e stimoli dalle forme d’arte, principalmente decorative, che lo caratterizzavano. Ecco quindi l’ingresso di temi e caratteri del Paese del Sol Levante nell’arte europea; la diffusione di stampe ed oggetti di arredo nipponici divennero un fenomeno alla moda più specifico che influenzò i più svariati settori dell’Arte e della Cultura occidentali in un periodo compreso tra il 1880 e il 1915, noto con il termine “Japonisme”. Una moda che attraverserà tutto il Novecento fino alla Prima Guerra Mondiale.
A Rovigo, Palazzo Roverella dal 28 settembre fino al 26 gennaio 2020 offre al pubblico la mostra “Giapponismo. Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 – 1915” a cura di Francesco Parisi con Rossella Menegazzo ad occuparsi dell’ampia sezione giapponese che vanta autori cult come Kunisada, Hiroshige e Hokusai di cui è esposta anche l’iconica opera originale “La grande onda”, spettacolare!
Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, la mostra con ben 258 opere accompagnerà il visitatore lungo un percorso che si dipana in quattro sezioni, tra le tendenze giapponiste dell’Europa tra Ottocento e Novecento: dalla Germania all’Olanda, al Belgio, dalla Francia all’Austria, alla Boemia, fino all’Italia.
Quattro sezioni, quante furono le grandi Esposizioni Universali che in quei decenni contribuirono, grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, a svelare ed amplificare il nuovo che giungeva da così lontano, da quel luogo misterioso e magico.
Dall’esposizione londinese del 1862, dove i “prodotti” del Sol Levante debuttarono, a quelle parigine del ’67 e’78, che ebbero nelle proposte il loro elemento di maggiore attrattività, fino all’esposizione del cinquantennale dell’Unità d’Italia del 1911 che ebbe una vasta influenza su molti artisti delle nuove generazioni.
Il percorso espositivo vede opere originali e opere scelte fra quelle che giungendo dal Giappone divamparono a oggetto di passioni e di studi in Europa, accanto alle opere che di questi “reperti” evidenzino la profonda influenza.
Pittura e grafica, certo. Ma anche tutto il resto, dall’architettura, alle arti applicate, all’illustrazione, ai manifesti, agli arredi. A dar conto, per la prima volta in modo organico, di quanto capillarmente e profondamente quel Giapponismo sia entrato nel corpo della vecchia Europa.
Accanto ai capolavori di Gauguin, Touluse Lautrec, Van Gogh, Klimt, Kolo Moser, James Ensor, Alphonse Mucha si potranno ammirare le tendenze giapponiste nelle opere degli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser; degli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo Balla, Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti con il suo capolavoro La raccolta delle zucche; e ancora i francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé; i belgi Fernand Khnopff e Henry Van De Velde.
Gli orari della mostra: feriali 9.00-19.00 sabato e festivi 9.00-20.00 aperto 7 giorni su 7.
Le sorprese non finiscono: nell’occasione è stata presentata la nuova card di Palazzo Roverella, acquistabile in biglietteria al costo di 30 euro, che dà la possibilità al possessore di visitare 3 mostre e gli permette di entrare al Roverella un numero illimitato di volte per tutta la durata della tessera. La card consente inoltre di fare acquisti al bookshop a prezzo scontato, partecipare ad eventi riservati e usufruire di promozioni esclusive.
Giapponismo, una effervescente pagina della storia dell’arte europea e mondiale verso nuove e più essenziali norme compositive fatte di sintesi e colori luminosi ad illuminare il visitatore.