ROVIGO – Terza serata caratterizzata, nuovamente, da un pubblico straordinariamente presente e attento per la rassegna “Jazz Nights at Casalini’s garden – Memorial Marco Tamburini”, proposta da RovigoBanca con il concorso del Conservatorio Statale di Musica “F. Venezze”.
C’era grande attesa venerdì 13 luglio per la prima delle due sole date italiane del tour europeo dei Bad Plus (il 18 luglio saranno a Roma), il primo del “dopo Iverson”. Molti appassionati sono accorsi anche da fuori regione, sia perché il trio continua ad essere, dopo quasi vent’anni, una delle formazioni più amate del jazz contemporaneo, sia perché c’era molta curiosità per ascoltarli la prima volta dal vivo con Orrin Evans, il pianista che dallo scorso autunno ha preso il posto di Ethan Iverson. Con Evans, classe 1975, già noto agli addetti ai lavori per aver registrato una ventina di album da leader, i Bad Plus hanno pubblicato un nuovo disco, «Never Stop II», il tredicesimo in studio e composto soltanto da brani originali, come lo era il primo capitolo, «Never Stop», del 2010.
Diventati celebri all’inizio del nuovo millennio per aver saputo affrancare la formula del piano–trio dalla linea Bill Evans–Keith Jarrett, ancor oggi dominante, e decostruire con veemenza la forma–canzone, non per spirito polemico fine a se stesso ma, al contrario, per sincera passione e grande rispetto dei maestri del passato. Queste scelte radicali, che poggiano su una coesione ed un interplay davvero esemplari, qualità che solo un gruppo senza leader può avere, hanno suscitato da una parte le perplessità della critica più tradizionale, dall’altra l’entusiasmo del pubblico, soprattutto quello meno purista.
La mancanza di Ethan Iverson non si è per niente fatta sentire, forse perché chi gli è subentrato, anche se stilisticamente molto distante, intriso com’é di groove e negritudine, non ha voluto spostare più di tanto i collaudati equilibri del trio. La musica è quindi corsa via fluida e sicura, riproponendo la consueta robustezza dell’asse contrabbasso–batteria (straordinario Dave King), ma guadagnando con Orrin Evans un senso della costruzione armonica più quadrato, e mantenendo nel contempo quella sospesa urgenza espressiva, quei continui slittamenti degli accenti e quell’imprevedibilità che ne hanno sempre rappresentato il tratto caratteristico più saliente.
Abbiamo avuto modo di ascoltare molti dei brani contenuti nella più recente incisione, in cui è dominante il ruolo compositivo di Anderson ma anche, a sorpresa, tre pezzi originali tratti dal secondo album, «These are the vistas» (2003), il primo del breve ma proficuo sodalizio con Columbia, major che ha dato loro visibilità internazionale, consacrandone il successo. Da ricordare ancora una bella composizione di Evans, Boffadem, tratta dall’ultimo disco, ed il breve ma suggestivo fuori programma, concesso dopo i prolungati applausi del pubblico, unica concessione alla rilettura di brani non jazzistici che ha proposto, un po’ a sorpresa, Flim, di Aphex Twin (alias Richard D.James), figura di spicco della techno negli anni ’90 e dell’elettronica più sperimentale negli anni successivi.
Prima dei Bad Plus si era esibito il giovanissimo quartetto abruzzese Tool–J 4, guidato dal sassofonista Leonardo Tullj, che aveva vinto il Premio Marco Tamburini 2017 con un’originale interpretazione di Ostuni, brano di Tamburini tratto dal disco «Isole» riproposto anche quest’anno. Il gruppo è apparso ancora più maturo ed affiatato, pienamente consapevole dei propri mezzi, e sembra ormai pronto per la prima incisione. La vittoria ha portato fortuna ai Tool–J 4, visto che il loro batterista, Michele Santoleri, è stato chiamato poi a far parte del gruppo del noto vocalist Gegè Telesforo, presidente della giuria che li aveva proclamati vincitori.
Ci auguriamo che la fortuna possa arridere anche a chi vincerà il Premio Tamburini 2018, riservato quest’anno ai solisti, la cui serata finale, in programma venerdì 20 luglio, chiuderà la quinta edizione di “Jazz Nights at Casalini’s Garden” con la presenza di un ospite prestigioso come il sassofonista Claudio Fasoli, veneziano di nascita e milanese d’adozione, uno dei padri nobili del jazz moderno italiano.