ROVIGO – Un pieno successo, sia artistico che di pubblico, ha coronato anche questa decima edizione delle “Jazz Nights at Casalini Garden“. Si sono riempite in poco tempo tutte le sedie messe a disposizione dagli organizzatori nella consueta suggestiva cornice del giardino di Palazzo Casalini. Il programma proposto da Conservatorio di Musica “F. Venezze” e Banca del Veneto Centrale, con la direzione artistica di Stefano Onorati, ha visto l’esibizione di due gruppi in ciascuna delle due serate, rispettando pienamente le linee guida tracciate dal mai dimenticato Marco Tamburini, che desiderava fossero i docenti e soprattutto gli studenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio i veri protagonisti del festival.
Ha rotto il ghiaccio giovedì 27 giugno un gruppo formato per tre quarti da ex-studenti del conservatorio rodigino. Il contrabbassista Marco Vavassori ha guidato con efficacia uno splendido quartetto, completato da Michele Uliana, clarinetto, Alberto Lincetto, piano, e Benedetto Frizziero, batteria, presentando nell’occasione il suo primo album da leader, “Walking with Bob”.
Dopo la convincente prova dei quattro giovani musicisti è salito sul palco l’atteso trio della pianista e cantante Francesca Tandoi, che ha avuto come ospite speciale la chitarrista Eleonora Strino. Il concerto, realizzato con la collaborazione del Deltablues, ha messo in risalto il raffinato virtuosismo delle due talentuose jazziste, che oltre a suonare in quartetto con la solida coppia ritmica formata da Stefano Senni, contrabbasso, e Giovanni Campanella, batteria, hanno deliziato il pubblico con un inatteso duetto (in verità le due hanno già sperimentato in passato questa formula), in cui la Strino ha mostrato di essere anche una buona cantante. Il loro jazz, moderno ma fortemente radicato nella tradizione, che alterna delicate ballad a momenti di trascinante swing, ha contagiato gli spettatori.
La serata conclusiva del 28 giugno si è aperta con il convincente concerto di un quartetto di studenti del Venezze (Francesco Assini, tromba, Alessio Paglia, tastiere, Thomas Lotti, contrabbasso, Anita Morelli, batteria), affiancati dal docente di chitarra Enrico Bracco, protagonista di spicco del jazz italiano.
Ha chiuso il festival una produzione originale del Conservatorio, molto attesa, che si è avvalsa della presenza di un ospite internazionale del calibro di Michel Godard, francese, forse il massimo specialista europeo del basso tuba. Musica Humana Ensemble, una larga formazione messa insieme per l’occasione da Roberto Martinelli, che l’ha diretta, formata in maggioranza da studenti, ha incantato il pubblico con una performance lunga e coinvolgente, suddivisa in due parti. Nella prima si sono ascoltati brani originali di Godard, nella seconda invece brani composti dagli studenti ed uniti in una sorta di suite ispirata al tema del viaggio di Ulisse verso Itaca, e quindi all’Odissea. Un altro ospite speciale dell’ensemble è stato l’eccellente chitarrista argentino Adrian Fioramonti.
Godard ha sorpreso chi non lo conosceva, facendo letteralmente cantare il basso tuba, strumento non certo agile e che ha alternato al più raro serpentone (il basso della famiglia dei cornetti), forte di uno straordinario virtuosismo e di una non comune fantasia improvvisativa. Un’esibizione davvero memorabile la sua, che gli arrangiamenti preparati da Martinelli e le qualità strumentali degli altri musicisti coinvolti hanno esaltato oltre misura. Migliore chiusura del festival non poteva esserci.