ROVIGO – «La siccità non sta risparmiando nessuno e presto diventerà un’emergenza sociale, con ricadute occupazionali e produttive lungo tutta la filiera agroalimentare»: a dirlo è il presidente di Coldiretti Rovigo, Carlo Salvan, a fronte della calamità naturale che sta imperversando su tutto il Paese e che preoccupa notevolmente il settore primario e non solo.
Proprio dall’Autorità distrettuale del Po arriva la notizia di prelievi insoliti di acqua che non rispettano le percentuali stabilite dall’incontro avvenuto tra l’Osservatorio permanente degli utilizzi idrici con le Regioni e i vari portatori d’interesse dei settori economici. Le condizioni sono già difficili e questi prelievi di acqua, che sono andati oltre la misura stabilità del 20%, di fatto, minacciano la parte terminale della nostra provincia, perché tutto questo potrebbe addirittura provocare la desertificazione di una grande porzione di territorio.
«Quello che sta succedendo – riferisce il presidente Coldiretti Rovigo – in merito alle segnalazioni di prelievi impropri di acqua dolce in alcune zone, sta creando squilibri nella zona deltizia dove il deficit di risorsa idrica ha acuito il problema della risalita del cuneo salino, giunto a 30 km. Dobbiamo rispettare tutti le stesse disposizioni, non ci possono essere zone di serie A o B. E a fronte di questa ulteriore batosta per il Polesine, che si aggiunge alla gravità già riscontrata da Coldiretti, si rende necessaria una regia unica che affronti il problema. Per questo – prosegue Salvan – non è rinviabile il riconoscimento dello stato di emergenza».
«La terra e le colture bruciano sotto il sole rovente – spiega Carlo Salvan, presidente Coldiretti Rovigo – la pioggia non è più arrivata, il vento è secco e caldo da settimane, il cuneo salino è rientrato per più di 20 chilometri e non manca solo acqua per l’irrigazione dei campi, ma anche per gli scopi domestici, i molluschi soffocano sotto le alghe: questa situazione funesta è quello che stiamo vivendo in tutto il Polesine e la conta dei danni inizia a salire. In alcune zone non c’è nemmeno la possibilità di ricorrere all’irrigazione di soccorso perché l’acqua è salata e in alcune località le amministrazioni locali invocano un uso responsabile dell’acqua anche ai fini domestici; per la sua scarsità presto scatteranno anche i divieti. È una situazione insostenibile – prosegue il presidente – è un dramma. La vita di tutti noi dipende dalla presenza dell’acqua così come la nostra produttività. In questa stagione in cui aumenta il consumo di frutta e ortaggi, noi vediamo i prodotti ustionati dal caldo che non raggiungeranno mai il mercato, andando così a compromettere quell’autosufficienza alimentare che vogliamo perseguire anche per fare fronte ad altri tipi di emergenze come il vicino conflitto in Ucraina. Oggi invece registriamo notevoli cali di produzione dopo un inverno e una primavera in cui abbiamo speso l’inverosimile di sementi, gasolio, fertilizzanti per realizzare i nostri piani colturali».
«La situazione è andata oltre la gravità – specifica il presidente – la crisi idrica si appresta a raggiungere limiti mai visti e molte aziende rischiano di perdere un’intera stagione e ci troviamo di fronte a una severità che presto costerà non solo all’agricoltura. Nel frattempo, i nostri imprenditori e le strutture dei Consorzi di bonifica stanno facendo del loro meglio per dare continuità ad un intero sistema agroalimentare sempre più esposto ai fenomeni climatici. Si rende quindi sempre più necessario andare oltre alle misure emergenziali – conclude Salvan – perché il fenomeno sta diventando cronico. L’Italia cattura appena l’11% dell’acqua che cade, c’è bisogno di nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola. Abbiamo la responsabilità di difendere il nostro patrimonio agroalimentare italiano che garantisce all’Italia un controvalore di oltre 570 miliardi di euro».