ROVIGO – La seconda edizione del Festival di arti e sguardi sul presente Tensioni 2020 – Geografia delle relazioni, che si è chiusa domenica 4 ottobre al Censer di Rovigo, sarà ricordata per l’enorme consenso del pubblico, che via via è andato aumentando nel corso delle due giornate, fino al sold-out degli spettacoli serali.
La giornata di chiusura è stata all’insegna del vernissage delle esposizioni d’arte (Udhr posters for human rights, “Il suono immobile” di Camilla Ferrari ed Alberto Gambato, “Voi che guardate dietro di me” del collettivo Point-punto zero); dei grandi incontri socio-filosofici (Pietro Del Soldà a disquisire di amicizia); della danza in site specific (Romanza della coreografa Loredana Parrella per Twain) e del più potente teatro emozionale, di uno strepitoso Corrado D’Elia in ottima forma artistica.
“Io, Vincent Van Gogh” è l’album teatrale di Corrado D’Elia, andato in scena a chiusura del Festival. Un flusso emotivo in soggettiva sui pensieri del geniale e complesso pittore francese, violento come un machete, preciso come un bisturi, doloroso come un coltello per operare a cuore aperto lo spettatore. Una scena di colline di paglia, quel grano giallo ondeggiante al sole, dove si è perduta la sua anima, ed una sedia al centro. Un’ora di verità, di tensione, di immobile scivolare sul fiume di parole, calibrate e feroci, a colpire le tele con un pennello immaginario, lungo una vita travagliata e disprezzata, sofferente per la malattia mentale, solitaria e consapevolmente delirante, tracciando nell’aria capolavori ineguagliabili: gli autoritratti, i contadini, “Notte stellata”, “Girasoli”… “E’ più grande l’arte o la vita?”. Ricorre la domanda e resta senza risposta. Una performance di grandezza assoluta, dove D’Elia mette le sue emozioni vere e ci dimostra che tutti abbiamo un Vincent dentro di noi.
La “Romanza”, in versione site specific della coreografa e direttrice artistica di Twain, Loredana Parrella, è una delicata, simbolica, raffinata pièce di danza che racconta il percorso della vita, dall’innocente infanzia, alla crescita, con un accenno al tema delle spose-bambine. Quattro i danzatori in scena che si alternano in giochi di simbiosi, ripetizioni minimaliste e slanci emozionali. Molto pubblico e molto affascinato.
Il talk del pomeriggio era dedicato ad una delle relazioni umane più banalizzate nella contemporaneità. “L’amicizia uno slancio condiviso” con Pietro Dal Soldà, filosofo, scrittore, conduttore radiofonico di “Tutta la città ne parla” su Rai radio 3. Riprendendo il significato originale greco di philìa: «L’Amicizia è la messa in pratica della felicità – ha detto Del Soldà – È un’esperienza conoscitiva dell’amico e di sé stesso; deve avvenire insieme, quindi non è l’affetto rinchiuso dentro il nostro giardino privato, ma ha una dimensione politica-sociale: è vivere un’esperienza condivisa con l’amico».
«L’amico come dice Socrate – ha precisato il filosofo – non è il Simile, ma il Diverso, colui che mi attrae perché ha qualcosa che io non ho e quindi esercita sulla mia vita una forza eversiva, che inquieta, non che rassicura. Capite che questo paradosso ha una valenza enorme nella nostra società ossessionata dall’identità. Dove si formano delle false comunità di simili, per avere un’apparente protezione dall’esterno e dove nascono delle false amicizie. Si sta insieme perché si è contro un nemico esterno».
«Però – ha concluso il filosofo – la messa in crisi delle certezze consuete, come è in parte accaduto con questa pandemia, rende più coinvolgente il rapporto con gli altri, perché il dogma, le convinzioni radicate sono quello che mi separa dall’altro e mi isola».
La giornata del festival si era aperta con la presentazione ufficiale dell’esposizione “Udhr posters for human rights”, una collezione di 17 manifesti di altrettanti fra i più grandi grafici italiani (da Mauro Bubbico a Cristiano Bottino, da Gianluca Camillini a Dario Carta), sulla Dichiarazione universale dei diritti umani.
A seguire la presentazione dell’opera di videoarte “Il suono immobile”, di Camilla Ferrari e Alberto Gambato, che scopre una città di Rovigo piena di suoni e rumori che mixati diventano musica, come una sorprendente colonna sonora per una carrellata di dettagli che sono vera arte urbana. Un omaggio alla città di Rovigo, con dedica all’amico musicista Paolo Ambroso, tragicamente scomparso.
Infine, “Voi che guardate dietro di me” installazione in saletta Colonne, con dipinti, creazioni in collant riciclati e tondi in cera, opera del giovane collettivo artistico di studenti dell’Accademia delle Belle arti di Venezia, Point-punto zero (Arianna Gobbi, Jacopo Zambello, Angela Trione, Irene Stellin). L’esposizione induce a cercare un nuovo punto di riferimento dentro un’epoca alienata, costringendo lo spettatore a guardare oltre l’immagine superficiale che vede, riflettendo sulla propria percezione personale e del mondo.
Tensioni è stato organizzato da La Fabbrica dello Zucchero (Fdz), in collaborazione con Censer Rovigo Fiere, sostenuto da Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Rovigo cultura, Comune di Rovigo, con il patrocinio di Provincia di Rovigo, e la sponsorizzazione di Asm Set, nell’ambito di un progetto finanziato da Regione Veneto POR FERS 2014-2020.