Tra ville e giardini parte con un soldout, ai piedi delle torri

Applausi inifiniti e cori per Michele Bravi, ironico re delle metafore

ROVIGO – Soldout per la prima di “Tra ville e giardini 25 anni”, l’itinerario di musica e teatro promosso dalla Provincia di Rovigo, con l’operatività di Ente Rovigo Festival, il sostegno della Regione del Veneto con RetEventi, la Fondazione Cariparo e una partnership di 17 Comuni polesani, per la direzione artistica di Claudio Ronda. Martedì 2 luglio, la manifestazione ha messo in scena la sua 25ma stagione, al Giardino delle due Torri di Rovigo, prima volta in assoluto nel cuore medievale della città, con un tutto esaurito (quasi 600 spettatori) di ogni età, pur conservando quello spirito di comunità e vicinanza tra pubblico e artisti, che la contraddistingue: complice la performance piano e voce di Michele Bravi (anch’egli per la prima volta in Polesine), che è entrato subito in sintonia col pubblico, condividendo con autoironia episodi divertenti della propria vita e riflessioni sull’amore in tutte le sue sfaccettature, chiamando luce sulla gigantesca platea dissimulata nel verde, interpretando intensamente i suoi brani di oggi e di ieri.

La serata è stata introdotta dagli ambasciatori dell’organizzazione. La prima uscita ufficiale per il neosindaco di Rovigo, Valeria Cittadin che ha espresso subito parole di accoglienza della città verso la manifestazione, gli organizzatori e il pubblico, perché «queste iniziative fanno la bellezza della città». Parola quindi all’assessore regionale alla Cultura Cristiano Corazzari, che ha portato il saluto del governatore Luca Zaia, ha ricordato che la Regione Veneto partecipa da sempre con orgoglio a Tra ville e giardini, ed ha elogiato la Provincia per l’alto livello della proposta culturale che riesce a diffondere con ben 17 date, dal Delta del Po all’Alto Polesine. «Stasera iniziamo in bellezza nel nostro capoluogo – ha specificato Corazzari – Spero che sia l’inizio di un percorso che ci renda comunità pronta a vivere insieme emozioni come questa. Buon “Tra ville e giardini” a tutti».

A far da eco, il presidente della Provincia Enrico Ferrarese, che, ricordando l’ampliamento a 17 date, ha evocato un senso di gratitudine per il pubblico anzitutto, e per tutti gli enti organizzatori, Regione, Fondazione Cariparo, i 17 Comuni della rete e gli uffici Cultura della Provincia «capitanati da Antonia Fruggeri, che da 25 anni ci mettono il cuore».

«Tra ville e giardini è il clou delle nostre iniziative culturali – ha detto il presidente Ferrarese – che stiano cercando di implementare sempre di più, con la quale speriamo di lasciarvi l’emozione di un cammino fatto insieme attraverso questo itinerario nel nostro Polesine, affinché possiamo sentirci una comunità e un territorio».

La consigliera provinciale alla Cultura Lucia Ghiotti ha ricordato la complessità dell’organizzazione di questa manifestazione, dove c’è «Un team bellissimo che si confronta, talvolta in modo duro, ma soltanto per fare il meglio per la rete dei Comuni e del nostro Polesine». «La vision di quest’anno – ha detto ancora Ghiotti, riferendosi alla comunicazione del festival – è una strada bianca tipica delle nostre campagne e l’arte della danza invita a seguire questo itinerario artistico nelle varie location polesane».

Il direttore artistico Claudio Ronda, che ha ideato e visto nascere e poi crescere “Tra ville giardini” da una piccola rassegna di cinque date, di cui quattro coperte dalla sua compagnia di danza Fabula Saltica, all’attuale festival di rilevanza nazionale, con artisti italiani ed internazionali. «Ci sono 17 date in 17 Comuni – ha ricordato Ronda – 17 ottimi motivi per non perderne neanche una. Sempre cerchiamo di proporre spettacoli diversi o innovativi, e di mettere in contatto le diverse generazioni».

L’apertura affidata al cantautore umbro Michele Bravi andava certamente nel senso di parlare con linguaggio nuovo a un pubblico di tutte le età. La platea era variegata, con nuvole di under 20 che sapevano a memoria tutti i testi e cantavano con l’artista. Accompagnato dal piano a coda dal maestro Clemente Ferrari, Michele Bravi nuotava liberamente nella sua dimensione naturale, intimistica, accorata, lievemente inquieta, eppure così profonda e acuta. La lirica del testo si adagiava su ballade tenere, a tratti sognanti, mai sdolcinate. La sua voce, così chiara e ricca di armonici, era una vibrazione di sentimento che suonava autentico e, ancora di più, suonava vissuto.

Lo stesso Bravi come autore ha dichiarato di avere “un atteggiamento diaristico alle canzoni”. Voce, musica, testo sono diventati un concentrato lirico, punteggiato di metafore originali. Poi Bravi ci ha scherzato per tutta la serata fra l’ilarità generale: sulla “tristezza dei suoi concerti”, sulla gente che piange e si diverte tantissimo, sugli episodi “sfigati” della sua vita, sul “grottesco” che sente far parte di sé, sulla sua vita sentimentale “non particolarmente gloriosa”.

All’intro del piano, è seguita “La vita breve dei coriandoli”, poi il must sanremese “Inverno dei fiori”. Da lì una selezione del suo ormai grande repertorio, fra cui gli estratti dall’ultimo album “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi”: “Umorismo italiano”, Odio, “Per me sei importante” e “Malumore francese”.

Ironico, loquace, con una proprietà di linguaggio che si sentiva respirare dalle tante letture, Michele Bravi dal vivo ha tenuto bene il palco e, alternando racconti e canzoni, come stesse chiacchierando tra amici a casa, è riuscito anche a trasmettere messaggi importanti sull’amore, tra gli applausi di consenso: «se l’amore è tossico, non è amore», ha detto. Oppure: «Frequentate persone che aggiungono pezzettini alla vostra vita, non persone che tolgono qualcosa».

Il pubblico lo ha amato subito e applaudito a scrosci infiniti.