ROVIGO – Domenica 10 aprile si sono disputate a Borsea ben quindici gare di pallavolo relative alla categoria promozionale. Una grande festa che ha visto coinvolti oltre 85 piccoli atlete e atleti di cinque società operanti nel territorio (Asaf, Ariano, Badia, San Bortolo e Scardovari).
Tra le 16 atlete della Polisportiva San Bortolo, una, “Masha”, era al debutto assoluto in una gara federale italiana. Anche perché fino a circa due mesi fa viveva con la sua famiglia in Ucraina.
La dirigente della Polisportiva San Bortolo, Ilenia Bedendo, ci racconta come è stato possibile questo speciale debutto: «Il quartiere San Bortolo si è attivato da subito per aiutare concretamente il popolo ucraino colpito dalla guerra. La parrocchia, coinvolgendo la comunità ortodossa, ha organizzato un centro di raccolta e distribuzione di beni di prima necessità. La stessa Polisportiva San Bortolo è stata impegnata nelle operazioni di accoglienza in palestra la notte dell’arrivo in città della prima corriera di profughi provenienti dall’Ucraina. Inoltre, diverse famiglie del quartiere hanno dato ospitalità ai rifugiati. Maria, che tutti chiamano Masha, è ospite della famiglia di Sofia, una nostra atleta, ed è stato naturale, come lo è stato anche per altri ragazzi e ragazze ucraine, essere inseriti nei vari gruppi squadra della nostra società sportiva».
«Masha però, in considerazione dell’età – spiega la dirigente del San Bortolo – ha potuto usufruire anche di una nuova particolare forma di tesseramento, introdotta specificatamente dalla federazione nazionale per consentire ai bambini ucraini, arrivati in Italia a causa della guerra, di potersi tesserare con le società Fipav e svolgere l’attività di Volley promozionale. Tutto queste situazioni hanno permesso a Masha di debuttare in una gara federale ufficiale, e per questo, a nome della società, ringrazio la Fipav Nazionale. Mascha è stata la prima, ma ci saranno sicuramente occasioni anche per Olena, Diana, Olga, ecc. altre ragazze ucraine che hanno iniziato ad allenarsi a San Bortolo».
Chiara Garnieri, tecnico federale e storico “boss” dell’animazione a San Bortolo ci ricorda che «lo sport deve essere fonte e motore di inclusione sociale e viene riconosciuto come uno strumento eccellente per l’integrazione sociale e per risvegliare la speranza dove c’era preoccupazione e paura. Il nostro impegno, come educatori sportivi, è realizzare concretamente, sul campo, questi importanti obiettivi».